"Questa è una serata importante - ha esordito Muller, scortato dalla madrina del festival, Nicoletta Romanoff, per accogliere sul palco Takashi Miike - la personalità che riceve il premio quest’anno può dare ’punti’ anche alla Magica Roma, la nostra squadra del cuore" ha scherzato il direttore artistico, facendo riferimento alla sala piena di spettatori nonostante poco lontano, allo stadio Olimpico, fosse in corso la partita di calcio Roma-Chievo. Giovani entusiasti e in coda da ore per salutare il regista di culto definito da Muller ’il meno accomodante e il più spiazzante’ dei cineasti internazionali.
Che lo si ami o lo si detesti, sicuramente Takashi Miike è un regista fuori dagli schemi. Inconfondibile, creativo, e sempre sopra le righe. "Io lo difendo da sempre - ha aggiunto Muller, lamentando il fatto che, nonostante i tre, quattro film girati in media ogni anno - non sia riuscito ad aggiudicarsi un riconoscimento neanche col film giusto". Ecco il perché di questo Maverick Director Award, consegnato all’Auditorium Parco della Musica dai Manetti Bros. "Per dare questo premio ci voleva un regista importante - ha proseguito Muller che poi è tornato a tessere le lodi del regista nipponico e del suo cinema - coraggioso, ricco di potenza immaginifica e visiva, sfacciato delle idee".
"Siamo onorati di essere qui - hanno detto emozionati i Manetti Bros. - mai avremmo pensato, un giorno, di premiare uno dei registi che è il motivo per cui facciamo questo lavoro. Grazie. Per averci dato questo onore e per i suoi film. Speriamo di fare la metà di ciò che ha fatto lei". Sorridente e con il Maverick Director Award tra le mani, Takashi Miike ha ringraziato il pubblico e il Festival di Roma: "in 23 anni di attività e almeno un centinaio di pellicole fatte accolgo questo premio come un riconoscimento speciale per me. Lo considero un nuovo inizio, a cui darò sempre più forza. E voglio iniziare stasera. Spero che il film a cui state per assistere vi piaccia".
Già, il film. quel As the Gods Will che stamattina è stato applaudito, alla fine e ripetutamente, durante la proiezione per la stampa. Per il coraggio, l’ironia, i turbamenti, e le inquietudini innescate in un immaginario visivo tinto di sangue. Un film provocatorio a livello antroplogico che somiglia a un incubo, o a un sanguinolento videogame, dove un gruppo di liceali è costretto a imbastire una serie di sfide - chi vince vive, chi perde muore - contro strani personaggi animati: matrioske, gatti della fortuna, orsi polari giganti e bambole koreshi. Contorno di squartamenti e fiumi di sangue valgono il prezzo del biglietto. "I deboli di cuore sono pregati di uscire dalla sala" ha ironizzato Muller. Per fortuna, è solo cinema d’autore... estremo.
|