Lauda per il sogno di tutti. Sogno di resistenza, sempre e comunque. Sogno di sfida, sempre e comunque. Lauda per quel giovane biondo che abbiamo conosciuto quando si agitava ai tempi di Goodbye Lenin e che oggi, dopo essere stato tra i “bastardi” di Tarantino, sarà nientemeno che Niki Lauda.
E si sente pronto “perchè sono cresciuto a pane e Ferrari, mio padre collezionava ogni tipo di modellino e io sono cresciuto sognando Lauda e Schumacher. Poi amo guidare e correre in auto, dunque, interpretare Lauda è per me interpretare un mio eroe di sempre, oltre che una enorme sfida professionale”. Parola del trentatreenne Daniel Bruhl che sta per cominciare a girare proprio il biopic sul pilota, Rush, e che è stato scelto da Ron Howard.
Perchè proprio lei? “Non lo so. Di certo perchè ero tedesco, anche se Lauda era austriaco, siamo vicini e io so come si corre in auto. Ma, soprattutto, perchè gli serviva un tipo fisico come il mio da contrapporre a James Hunt (per cui è stato scelto Chris Hemsworth) dato che il film è centrato sul nostro duello. Io ero agitatissimo, tanto che il taxista che mi accompagnava al provino lo ha capito e mi ha portato prima in un bar. Direi che ha funzionato. Anzi posso dire che normalmente non amo i provini, tanti in passato sono andati male, ma questo che forse è uno dei più importanti di sempre che io abbia fatto, è andato alla grande”.
Che cosa è accaduto poi è presto detto: “Quando mi hanno scelto quasi non ci credevo. E neanche ora che so che incontrerò Lauda e che mi allenerò al circuito Nurbrugring, quello dell’incidente, quando Lauda perse il controllo della Ferrari, andò a sbattere su una roccia, finì al centro della pista e prese fuoco. Ho moltissime cose da chiedergli. Sarà un’esperienza alla grande, come dico io”.
E anche il futuro, il dopo-Lauda, sembra preparato alla grande per Bruhl, dato che lo vedremo protagonista di Eva, film presentato fuori concorso al Festival di Venezia e una delle produzioni più costose della storia del cinema spagnolo (circa 9 milioni di euro, escluso il marketing), tutto incorniciato in un verosimile 2050 in cui i robot vivono a stretto contatto con gli umani, anzi a servizio degli umani.
Chi sarà? “Sarò un ingegnere specializzato nella creazione di software che devono dare emotività a queste macchine che tanto, forse troppo, sembrano umane e dovrò occuparmi della creazione del primo robot bambino. Prenderà allora come modello comportamentale quello di una ragazzina del posto, la Eva del titolo".
"Non tutto è però come sembra e il suo progetto finisce con il coinvolgere anche sentimenti che sarebbe stato meglio non rivelare. Lavorare con gli effetti speciali, poi, è stato molto avvincente. Molti momenti sono stati aggiunti in post produzione, ma altre volte abbiamo girato con veri robot ricostruiti e comandati a distanza. Penso che sia stato fatto un lavoro magnifico e molto eccitante”.