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lunedì 20 febbraio 2023
di Claudio Fontanini
THE WHALE
Un grande Brendan Frasar nel film di Aronofsky candidato a 3 Oscar
Un viaggio attraverso le profondità del dolore sulla strada della redenzione. Basato sull’omonima opera teatrale di Samuel D.Hunter del 2012, The Whale di Darren Aronofsky è una storia di trasformazione e trascendenza, l’odissea di un uomo dentro se stesso e fuori dal suo corpo
Un viaggio attraverso le profondità del dolore sulla strada della redenzione. Basato sull’omonima opera teatrale di Samuel D.Hunter del 2012, The Whale di Darren Aronofsky è una storia di trasformazione e trascendenza, l’odissea di un uomo dentro se stesso e fuori dal suo corpo. 

Solitario insegnante d’inglese di corsi on line (mentre parla tiene rigorosamente spenta la telecamera), Charlie (Brendan Fraser nel ruolo della vita) pesa 260 kg e soffre di insufficienza cardiaca congestizia. 

Immerso da anni in una spirale autodistruttiva dopo il suicidio del compagno, trascorre il tempo che gli resta sul divano correggendo tesine e ingurgitando cibo con una voracità pari ai suoi sensi di colpa. Che bussano alla porta con l’arrivo della figlia adolescente e ribelle (Sadie Sink) che aveva abbandonato quando aveva 8 anni e che ora reclama attenzioni. 

Accudito da un’amica infermiera (Hong Chau) che lo supplica inutilmente di recarsi in ospedale e importunato da un giovane missionario (Ty Simpinks) della chiesa evangelica New Life, Charlie trascorre gli ultimi giorni della sua dolorosa esistenza passando dalla consapevolezza dell’esclusione sociale (Chi vorrebbe che facessi parte della sua vita?) al tentativo di curare se stesso, e chi gli gira intorno, attraverso l’elogio della bontà (Le persone non sono capaci di non amare). 

Con Aronosfky che scandisce il tempo cinematografico attraverso cinque giorni della settimana e rendendo cinematico un personaggio immobile attraverso gli sguardi e gli scatti nervosi di un Brendan Fraser memorabile nonostante l’invadente trucco prostetico

Pizze a domicilio e il profumo dei ricordi (bellissima la sequenza di Charlie che riapre la stanza matrimoniale ordinata e pulita in contrasto col resto della casa), sonniferi e metanfetamina, Foglie d’erba di Whitman e Moby Dick di Melville, merli sul davanzale e un’ex moglie divisa tra pietà e vendetta (emozionante il duetto tra Fresan e Samantha Norton) in un film che, come il magnifico The Wrestler con Mickey Rourke, elogia gli sconfitti e invita alla rinascita. Se non fisica, mentale. 

Come dimostra il toccante finale nel quale la guerra di Charlie tra carne e spirito trova finalmente la sua pacificazione. Candidato a 3 premi Oscar (attore protagonista, attrice non protagonista e miglior trucco) The Whale, girato in 4:3 col corpo di Charlie a riempire schermo e inquadrature, mostra un Aronofsky più calibrato e misurato del solito anche se in alcune sequenze mangerecce (condite da vomito) vira verso la morbosità ad effetto e l’inutile horror domestico.           


 
In sala dal 23 febbraio distribuito da I Wonder Pictures


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