Un uomo torna al proprio paese dopo più di 20 anni. Lo strappo con quella sua precedente vita era stato durissimo, un amore osteggiato e finito, una terribile accusa, infamante quanto ingiusta. È Alessio Boni il protagonista de I cerchi nell’acqua, nuova serie Mediaset in quattro puntate (a partire da questa sera su Canale5), che muovendosi tra i generi - dal giallo al mistery fino al paranormale - si ispira a titoli dell’età dell’oro dello sceneggiato italiano come Il Segno del Comando e La baronessa di Carini. Prendendo spunto da una serie francese di successo (Le miroir de l’eau) dove però la componente sentimentale era molto più forte, lo sceneggiatore e regista Umberto Marino ha immerso i suoi personaggi nella nebbia fitta dei segreti di famiglia che, come la cronaca degli ultimi anni insegna, assumono una carica esplosiva dirompente quando si concentrano nella vita di una piccola comunità.
Davide Freccero è un documentarista di fama internazionale che con la sua attività in giro per il mondo si è lasciato alle spalle, almeno apparentemente, tutta una parte oscura e dolorosa della sua vita. “Davide - dice Alessio Boni che lo interpreta - è l’occhio dello spettatore che viene lentamente a conoscenza di fatti sempre più sorprendenti che lo spiazzano”. Come la morte (suicidio o omicidio, chissà!) dell’ex fidanzata Ginevra (Jurgita Jurkute) primogenita della famiglia più in vista del paese, i Della Rocca, alla quale appartiene anche Bianca (Vanessa Incontrada), moglie infelice di Goffredo Pallavicino (Paolo Giannarelli) che la tradisce con Marta (Elena Russo), e che divide la sua vita tra la figlia e la gestione di una piccola libreria. Fino all’arrivo di Davide (tornato per il funerale del padre) che sconvolge tutti gli equilibri.
“Bianca - spiega la Incontrada - è il ‘brutto anatroccolo’ di questa famiglia potente dalla quale si sente schiacciata ed emarginata insieme. Si paragona alla sorella scomparsa e vive da sempre nel mito di Davide”. Quando la giovane lo rivede, tra i due l’intesa iniziale diventa presto complicità fin quando il ‘fantasma’ di Ginevra compare. Riemerge dal fondo melmoso del lago dove è stata ritrovata cadavere e attraverso la sensibilità della piccola Alice, lo spirito inquieto che la disperazione (o una mano assassina) ha tolto troppo presto all’amore torna tra i vivi con una voce prepotente che arriva dall’aldilà per chiedere aiuto, giustizia o forse solo di non essere dimenticata.
“Sono sempre stato diffidente nei confronti di argomenti come il paranormale e del genere mistery - dichiara Boni - ma qui c’è equilibrio e un bel gruppo di lavoro che compone l’intrigante puzzle di questa storia”.
“Il paranormale e l’aldilà sono certamente argomenti delicati - gli fa eco la Incontrada - che vanno trattati con il massimo del rispetto. Nessuno sa cosa ci sia dopo la morte. Ma in questa storia non ci sono solo i colori del mistery e del thriller, c’è anche la passione, il rapporto tra uomo e donna, con la madre e la famiglia. Quanto al gruppo di lavoro, prosegue, appena ho saputo che c’era Alessio non ho potuto fare a meno di accettare il ruolo”.
A tirare le fila di questa complicata vicenda la matriarca della famiglia Della Rocca, una Paola Pitagora soddisfatta di avere finalmente un ruolo da cattiva, con catarsi finale.
Smessi i panni dell’affascinante Davide Freccero, Alessio Boni sarà poi a teatro - dal 20 dicembre all’Eliseo di Roma con Art di Yasmine Reza (con lui Alessandro Haber e Gigio Alberti con la regia di Giampiero Solari) - poi di nuovo in televisione stavolta per RaiUno ne La fuga di Teresa (protagonista femminile Stefania Rocca), storia di una devastante violenza psicologica, con la regia di Margarethe Von Trotta. In attesa di vederlo più in là in Walter Chiari, due puntate Rai dove l’attore rivestirà il ruolo del celebre comico scomparso 20 anni fa.
La Vita di Caruso aspetta invece Vanessa Incontrada (nel ruolo di Ada Giochetti compagna del celebre tenore), poi il cinema (“sarà una commedia dove interpreto una omosessuale”), per tornare infine probabilmente alla conduzione di uno show, “ma solo se ci sarà un bel progetto”.