La vita di Don Pietro Pappagallo finì il 24 marzo 1944 nelle Cave Ardeatine insieme a quella di altri 334 uomini fucilati in una delle più crudeli rappresaglie scatenate dai nazisti dopo l’8 settembre. La Buona Battaglia in onda questa sera e lunedì su Raiuno per la regia di Gianfranco Albano, rievoca gli ultimi mesi di vita del sacerdote di origini pugliesi a partire proprio dal giorno della firma dell’armistizio e fino alla sua tragica conclusione. Animato da robusta fede e da un altrettanto forte spirito di iniziativa Don Pietro (medaglia d’oro alla memoria conferita dal Presidente Ciampi in occasione del 56esimo anniversario delle Fosse Ardeatine) nascose, sostenne e favorì la fuga di ebrei, antifascisti, intellettuali e tanti tra quegli uomini, donne e bambini che la guerra e l’occupazione nazista avevano reso prigionieri nella loro stessa Patria.
Nel ruolo del protagonista un ottimo e intenso Flavio Insinna e con lui un nutrito gruppo di attori, tutti bravissimi: Ana Caterina Moriariù (candidata al David di Donatello per il film di Verdone Il mio miglior nemico), Paolo Briguglia, Simona Cavallari, Marisa Merlini, Vanni Corbellini, Ugo Dighero e con la partecipazione di Sergio Fiorentini.
Insinna cosa ha significato per lei interpretare una pagina tanto importante e dolorosa della storia di Roma?
“La strage delle Fosse Ardeatine non è una tragedia solo di Roma. Tra quei 335 martiri è rappresentata tutta l’Italia, tutte le classi sociali, i mestieri. Ci sono membri dell’esercito, ebrei e non, bambini di 14 anni e anziani di 75. C’erano impiegati, un pittore, venditori ambulanti, gente che usciva dal cinema o dal bar e si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
E Don Pietro?
“Pietro Pappagallo era tra loro, un uomo e un sacerdote che ha concretizzato il suo cristianesimo aiutando e salvando non solo ebrei, ma intere famiglie, ragazzi sbandati, soldati che non volevano più combattere. Don Pietro ha portato la sua croce fino alla fine e alle estreme conseguenze”.
Come si è preparato per questo ruolo?
“Ho letto tutto il possibile, libri e testimonianze di persone che hanno conosciuto quest’uomo straordinario. Poi ho incontrato Antonio Lisi, compaesano di Don Pietro, che mi ha raccontato molto sulla sua personalità e sulla profondità delle sue scelte”.
La buona battaglia è una frase di San Paolo in una lettera dal carcere. Possono esserci guerre giuste per un sacerdote?
“Don Pietro era chiamato ‘combattente del bene’ perché la sua battaglia l’ha fatta senza imbracciare mai un’arma. Certo, per aiutare la gente ha ingannato, mentito, falsificato documenti. Ma lui credeva in ciò che faceva pur con dei dubbi. Ecco, Don Pietro era un vero eroe proprio perché aveva dubbi”.
Don Pappagallo ha già ispirato la figura del sacerdote in "Roma città aperta". Ha sentito la responsabilità di calarsi in questo ruolo?
“Mi è sembrato di ricevere un regalo, anche se mi ha tolto il sonno. Responsabilità si, ma non per il paragone con il film precedente. La nobiltà di questa storia è tale che l’unico impegno che mi sono preso è stato quello di renderle giustizia. Però ho visto Roma città aperta, la sera prima di iniziare le riprese. È stato come augurarmi buon viaggio”.
Ora quali sono i suoi prossimi progetti?
“Sto girando con Marina Massironi un sit com dal titolo provvisorio Nudi e Crudi in onda da luglio su Raiuno. Sono previste 200 puntate e dovrebbe coprire il preserale. Marina interpreta mia moglie che è un professoressa di liceo mentre io sono un gestore di autonoleggio con genitori meridionali. La sit com dovrebbe essere ambientata a Milano ma si svolge tutta all’interno della nostra cucina dove entrano e escono tanti personaggi. Abbiamo due figli e una tata, poi ci sono i vicini di casa leghisti, un vù cumprà con due lauree, l’amministratore di condominio…”.
Mentre comincia questa sua nuova avventura c’è n’è una che volge al termine. Ci sarà un’altra serie di "Don Matteo"?
“Il pubblico ci ha già premiato con il suo affetto e davvero non so se sia il caso di fare la sesta serie. Sia io che Terrence Hill e gli altri abbiamo diversi progetti. Forse quattro puntate per salutare il pubblico, un specie di rimpatriata si potrebbe fare”.
Intanto alla vigilia della messa in onda la miniserie prodotta da Rai Fiction e distribuita da Rai Trade ha già fatto registrare un notevole successo di vendite presso numerosi compratori internazionali. Proposta in anteprima da Rai Trade ai recenti Screenings di Taormina e al MIP di Cannes, il film tv ispirato alla figura del sacerdote che si batté durante la Seconda guerra mondiale per salvare tanti innocenti dalla furia nazista, è già stato acquistato dalle televisioni pubbliche di Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia, mentre sono in corso trattative per la distribuzione del prodotto in Spagna, Canada, Caucaso e Ucraina.
“I mercati internazionali hanno premiato ancora una volta una fiction italiana di alta qualità, dice Nicola Cona, Amministratore Delegato di Rai Trade. Tra i nostri compiti, infatti, c’è anche quello di promuovere l’immagine e la cultura dell’Italia nel mondo e credo che La buona battaglia-Don Pietro Pappagallo sarà un film in grado di far apprezzare ancor di più il made in Italy”.