Le celeberrime teste composte con fiori, frutta, pesci, animali sono il tratto distintivo della sua opera e si fissano nell’immaginario per la loro originalità ed eccentrica estrosità. Pittore ma anche poeta e filosofo, Giuseppe Arcimboldo è stato uno dei protagonisti della corrente manierista internazionale del ‘500. Un artista eclettico, a cui Roma dedica per la prima volta un’interessante mostra a Palazzo Barberini visitabile fino all’11 febbraio 2018. Organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira, l’esposizione è curata da Sylvia Ferino-Pagden una delle maggiori studiose di Arcimboldo e presenta un centinaio di opere: i capolavori più noti, i ritratti degli Asburgo, l’arazzo di Como, le vetrate del Duomo di Milano, i disegni acquerellati per le feste di corte. Opere che provengono per lo più da Monaco di Baviera, Vienna, Stoccolma, Basilea, Denver, Houston in quanto sono pochissime quelle conservate in Italia.
Un faticoso lavoro di assemblaggio che ci permette di avere una visione a tutto campo di questo artista sui generis, che fu sempre ben distante dall’arte classicheggiante della Roma dell’epoca e che Roland Barthes nel 1978 definì “rhétoriquer et magicien” per sottolineare il gioco visivo e mentale che il maestro milanese ingaggia con lo spettatore ogni volta che ci si soffermi ad osservare i suoi ritratti composti. Nato a Milano nel 1526, figlio del pittore Biagio, Arcimboldo si forma alla bottega del padre, nell’ambito dei seguaci di Leonardo da Vinci, per approdare alla corte degli Asburgo di Vienna e Praga al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II dove si guadagnò il titolo nobiliare di Conte Palatino. La corte viennese gli diede l’opportunità di esprimere al meglio la gamma dei suoi talenti.
Caduto nel dimenticatoio per molti secoli, fu poi riscoperto negli anni Trenta del ‘900, considerato antesignano del Dadaismo e del Surrealismo. Articolata in sei sezioni, la mostra presenta, tra le opere più significative, tutta la serie delle teste composte quali le personificazioni delle Stagioni: Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli Elementi: Acqua, Aria, Fuoco e Terra, quest’ultima pezzo raro perché mai vista nelle esposizioni degli ultimi vent’anni. Le teste, che rappresentano una delle maggiori creazioni del ‘500 europeo, racchiudono una molteplicità di punti di vista: da lontano se ne coglie la forma complessiva, spesso mostruosa ma avvicinandosi si notano gli elementi che le compongono, attinti dal mondo animale o naturale, in una sorta di raffigurazione mimetica che cattura e diverte. Sia che si tratti della caricatura di un individuo, dell’allegoria di una professione o di una stagione.
Generano stupore anche i due esempi di teste reversibili presenti in mostra: L’Ortolano e Il Cuoco, (il primo dal Museo Civico di Cremona e il secondo proveniente da Stoccolma) immagini di nature morte che ruotate a 180° assumono una conformazione completamente diversa. Maestro del gioco e dell’ironia, Arcimboldo riprendendo il filone leonardesco e lombardo della caricatura con profili di uomini e donne dai lineamenti esagerati che sfociano nel ridicolo (da qui anche il nome di pitture ridicole), si fa originale interprete di questo genere attraverso le sue teste caricate di cui la mostra ci presenta due capolavori: Il Giurista e Il Bibliotecario surreali personificazioni dei mestieri. Il Giurista in veste di Azzeccagarbugli ha il colletto che è un’insieme di scartoffie e il volto formato da animali tra cui i famosi capponi di manzoniana memoria; il Bibliotecario ha una zazzera formata dalle pagine di un libro aperto e il corpo composto da grossi volumi.
INFO Palazzo Barberini – Via delle Quattro Fontane 13 -Roma Tel: 06-4824184 Prenotazioni: 06-81100257 Orario di apertura al pubblico:martedì/domenica 9.00-19.00 Biglietti: Intero 15,00 (audioguida inclusa); ridotto 13,00 (audioguida inclusa)
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