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mercoledì 8 marzo 2023
di Claudio Fontanini
La giovinezza è sopravvalutata
Paolo Hendel in scena al Vittoria tra riflessioni e prese di coscienza sul tempo che passa. Un manuale di sopravvivenza al tempo del tutto e subito nel quale si ride e ci si commuove ricordando Lauzi e Monicelli
Una visita geriatrica, un libro e uno spettacolo teatrale. L’origine di La giovinezza è sopravvalutata, il nuovo monologo di Paolo Hendel in scena in questi giorni al Vittoria, parte da lontano. Da quando il comico toscano, accompagnando la madre novantenne dalla nuova dottoressa, si vede scambiare per un paziente in sala d’attesa. 

Tra riflessioni e prese di coscienza sul tempo che passa, tra il serio e il faceto ecco poi la pubblicazione di un volume- scritto con Marco Vicari e la geriatra Maria Chiara Cavallini- che fa da filo conduttore di questa passeggiata nella terza età, ovvero con quella che Giacomo Leopardi definisce la detestata soglia di vecchiezza. Sarà poi così brutta o vale la pena viverla assaporando al meglio ogni momento per se stessi?  

Ed ecco un Paolo Hendel in gran forma alle prese con una riflessione autoironica (Ho 71 anni e una figlia di 17, sono un padre primiparo attempato) che diventa un manuale di sopravvivenza al tempo del tutto e subito

Tra ansie ed ipocondrie, spermatozoi in fuga e visite dagli urologi (si passa da quello vizioso al preferito, quello romantico), pace dei sensi e sesso tantrico, colonscopie (A chi l’ha fatta rimane una luce inconfondibile negli occhi…) ed esami delle feci (Si parla tanto di privacy e devo usare quello trasparente? Datemene uno opaco…), agenzie investigative per badanti e confronti paradisiaci, il comico toscano regge a meraviglia la scena per 1h20’ (regia di Gioele Dix) con battute al vetriolo (ce n’è anche per l’attualità con Renzi e Salvini bersagli preferiti), il resoconto di dettagli reali che superano l’immaginazione (l’irresistibile indignazione social che fa rima con ignoranza assoluta) e sciorinando persino citazioni colte (Il libro di Cinzia di Properzio paragonato al Teorema Marco Ferradini e poi ancora Sant’Agostino con la sua la speranza ha due figli bellissimi: l’indignazione e il coraggio). 

Ma il meglio l’attore lo riserva per il sorprendente e commovente finale dello spettacolo. Quando il racconto della morte del padre e le  lezioni di vita di Bruno Lauzi (malato di Parkinson ma capace di non smarrire mai il senso dell’umorismo) e del grande Mario Monicelli (La vita è un depliant) accompagnano lo spettatore a casa con la convinzione che l’arte di Hendel migliora con gli anni. Beata maturità. 

In scena al Teatro Vittoria fino al 12 marzo       


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http://www.teatrovittoria.it

 
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