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giovedì 31 ottobre 2013
di Claudio Fontanini
MISS VIOLENCE
Trionfatore alla Mostra del cinema di Venezia, ecco il film durissimo di Alexandros Avranas
Una porta si apre ed ecco apparire ai nostri occhi una famiglia che canta felice di fronte alla tavola imbandita. Si festeggia l’undicesimo compleanno della piccola Angeliki che sul più bello volta le spalle al gruppo e si tuffa dal balcone. E’ solo l’agghiacciante inizio di “Miss Violence” che sembra confermare il vecchio assunto di Pasolini secondo il quale “la famiglia è una perfetta organizzazione criminale”. Leone d’Argento per la miglior regia

Una porta si apre ed ecco apparire ai nostri occhi una famiglia che canta felice di fronte alla tavola imbandita. Si festeggia l’undicesimo compleanno della piccola Angeliki che sul più bello volta le spalle al gruppo e si tuffa dal balcone. E’ solo l’agghiacciante inizio di Miss Violence che sembra confermare il vecchio assunto di Pier Paolo Pasolini secondo il quale “la famiglia è una perfetta organizzazione criminale”.

Leone d’Argento per la miglior regia e Coppa Volpi per il miglior attore a Themis Panou all’ultima Mostra del cinema di Venezia dove avrebbe meritato il Leone d’Oro (d’accordo aiutare il cinema italiano ma farsi accecare dalla ricerca del Sacro GRA è delittuoso, caro Bertolucci), questa prodigiosa opera seconda del trentaseienne regista greco Alexandros Avranas è un pugno allo stomaco che svela l’orrore nascosto tra le pieghe del perbenismo senza mai (o quasi mai) mostrarlo in primo piano.

Asettico e impietoso, meccanico ed angosciante, raggelante eppure intriso di brandelli di pietà umana (quei resti della torta di compleanno nel frigo che scatenano il pianto trattenuto del padre-orco), il film di Avranas, uno che sembra aver studiato la lezione di Haneke, lascia senza fiato lo spettatore in un gioco al massacro tra passività colpose e sindrome di Stoccolma, metafore politiche e personaggi spesso ripresi solo fino alla vita come se non meritassero l’inquadratura totale per il loro comportamento riprovevole.

Ed ecco dietro la facciata di un dolore represso farsi largo a poco a poco pedofilia e incesto, violenze domestiche e punizioni esemplari, silenzi che parlano e sguardi nel vuoto in camera fissa. Perché quella bambina ha deciso di togliersi la vita nel giorno della sua festa? Assistenti sociali e polizia indagano mentre tra le mura di quella casa tutto sembra scorrere come sempre tra aspirapolveri in azione e pulizia soltanto apparente. Con quel padre padrone disoccupato e intento ad educare figli e nipoti in un intreccio morboso che soffoca ed uccide l’innocenza.

Basato su una storia vera realmente accaduta in Germania nel 2010, Miss Violence lavora ai fianchi in sottrazione, punteggiato da porte che si aprono e chiudono spalancando lo spettatore negli abissi dell’orrore. Ma chi detiene davvero il potere? Chi colpisce oppure colui che sente fisicamente il dolore? Il finale ambiguo ed aperto con una catarsi da tragedia greca che sembra una piccola ‘concessione’ alle speranze dello spettatore (noi avremmo chiuso sulla straordinaria sequenza della madre che pulisce impassibile i coltelli di fronte al marito prima di ingoiare un cucchiaio di gelato) non regala certezze ma soltanto una verità: questo è un capolavoro.

Nelle sale dal 31 ottobre distribuito da EYEMOON PICTURES

Curiosità: ad una delle sequenze più crude della pellicola fa da contrappunto L’italiano di Toto Cotugno. “Perché l’ho messa? Quelli a cui piaceva, adesso stanno distruggendo la Grecia…” ha detto il regista.


 
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