La pivellina di Tizza Covi e Rainer Frimmel (Austria-Italia) - che esce oggi nelle sale italiane col titolo Non è ancora domani - già passato con successo in una infinità di festival, dalla Quinzaine des réalisateurs di Cannes 2009 fino alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro (Miglior film), è uno strepitoso non documentario, in bilico fra dramma e commedia. Un po’ docufiction e un po’ docudrama come vengono definiti oggi, che però racconta una storia (re)inventata nel modo più realistico (e verosimile) possibile, senza pregiudizi e con attori non professionisti (sono circensi) che interpretano ottimamente se stessi ma nei ‘panni dei personaggi’, ed è interamente girata a Roma.
Una commedia della vita senza sbavature che fa pensare ai maestri François Truffaut e Luigi Comencini, anche perché la piccola protagonista è ‘guidata’ nel modo giusto, tanto da conquistare e divertire con quella naturalezza disarmante che solo i bambini - che non sanno di stare recitando e quindi sono sempre perfetti - riescono ad offrire. E non è, come afferma qualcuno, la solita descrizione dello squallore e della tristezza di certe vite, anzi, con grande senso dell’umorismo, genuinamente popolare ma efficace, e senza cadere nella retorica né nel sentimentalismo da telenovela.
Abbandonata in un parco, Asia (Crippa), una bambina di due anni viene trovata da Patti (Patrizia Gerardi), una donna dai capelli rosso fuoco che sta cercando il suo cane e vive col marito Walter (Saabel) in una roulotte a San Basilio, nella periferia della capitale, all’interno di una comunità di circensi. E con il prezioso aiuto di Tairo (Caroli), un’adolescente che vive con la nonna, Patti inizia le ricerche della madre della bambina ma riesce a trovare solo un biglietto. Da quel momento la donna, apparentemente dura e rude, diventa un’amorevole e sensibilissima mamma-nonna, così come Tairo si trasforma in un fratellino divertente e responsabile, mentre Walter, dopo i primi tentennamenti, accetta la situazione.
Un film sorprendente e gustoso che racconta una storia quotidiana, forse unica, ed al tempo stesso universale. E lo fa senza pretese ma con tanta passione, disarmante naturalezza (come la bambina protagonista) ed amore per i personaggi che disegna e per il cinema che, attraverso la mente, arriva al cuore.
“Conosciamo questi circensi di San Basilio da molti anni - hanno dichiarato gli autori - e sappiamo bene che sono visti in modo negativo: il nostro obiettivo era far capire come vivono e che anche loro hanno un gran desiderio di aiutare gli altri”.
E sulla grande protagonista, la Covi - anche sceneggiatrice e montatrice, mentre Frimmel è il direttore della fotografia - afferma: “Conosciamo Patti da tanto tempo, ed abbiamo sempre pensato che il suo atteggiamento e la sua voce ricordassero quelli della grande Anna Magnani, da noi profondamente ammirata. Patti ha un carattere esplosivo, ma è riuscita a mostrare diversi aspetti della sua personalità. Patti aveva voglia di fare questo film, e siccome abbiamo girato in inverno, aveva anche tempo per farlo, perché in inverno lei e suo marito Walter non possono fare spettacoli all