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domenica 24 giugno 2007
di José de Arcangelo
XXY
Una sorprendente e toccante opera prima dallo strano titolo diretta dell’argentina Lucia Puenzo
Un dramma sull’ambiguità genitale e sull’identità sessuale, attraverso il ritratto di un’adolescente, che diventa metafora di ogni diversità. Gran Premio della Giuria - Miglior Film Prix de Jeunesse - Rail d’Or alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2007. Ispirandosi al racconto "Cinismo" di Sergio Bizzio, Lucia Puenzo, figlia del regista premio Oscar Luis (miglior film straniero per "La storia ufficiale") racconta, con estrema delicatezza e grande sensibilità, la vita della quindicenne Alex che nasconde un grande segreto.

Un dramma sull’ambiguità genitale e sull’identità sessuale, attraverso il ritratto di un’adolescente che diventa metafora di ogni diversità. Gran Premio della Giuria - Miglior Film Prix de Jeunesse - Rail d’Or alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2007.
Ispirandosi al racconto Cinismo di Sergio Bizzio, Lucia Puenzo, figlia del regista premio Oscar Luis (miglior film straniero per La storia ufficiale) racconta, con estrema delicatezza e grande sensibilità, la vita della quindicenne Alex che nasconde un grande segreto. Appena nata, la sua famiglia aveva lasciato Buenos Aires per trasferirsi nelle isolate terre della costa uruguayana. Un giorno arriva in visita una coppia di amici della capitale argentina, con il figlio di 16 anni, Alvaro. Il padre del ragazzo è un chirurgo plastico ed ha accettato l’invito della madre di Alex soprattutto per l’interesse che nutre, come medico, nei confronti della ragazza. Ma tra i due adolescenti nasce una forte attrazione e il sentimento che provano l’uno per l’altra li porta a confrontarsi con paure e segreti nascosti. E nella vicina cittadina iniziano a spargersi voci sull’ermafroditismo di Alex che, pian piano, viene considerata da tutti come un fenomeno…

La maggior parte delle persone - dice la regista - è inconsapevole del fatto che molti neonati nascono in una condizione conosciuta come ambiguità sessuale. Non c’è nulla di peggiore che aver paura del proprio corpo, mi ha detto una volta un ragazzo che si è sottoposto alla ‘normalizzazione’. Lui è cresciuto con la cicatrice dell’intervento chirurgico sul proprio corpo. Nel procedimento di castrazione, la paura per l’ambiguità genitale diventa la metafora per tutte le amputazioni prodotte dalla paura di essere diversi”.
Presentato in anteprima al Taormina FilmFest il 20 giugno, il film è già uscito in Francia e in Argentina, dove molti genitori si sono identificati nella pellicola attraverso il dilemma dei figli, anche se il titolo allude alla sindrome di Klinefelter (disordine genetico, con un’anomalia cromosomica alla base della patologia caratterizzato da testicoli piccoli e assenza di spermatozoi, ma il fenotipo è maschile e non vi sono disturbi della funzionalità né dell’identità sessuale) però l’opera della Puenzo affronta qui un caso di ermafroditismo (coesistenza di entrambi gli organi genitali). Si tratta comunque di una ‘licenza poetica’.

Ovvio allora che la regista abbia optato - come dichiara lei stessa - per un titolo dal valore universale e se vogliamo metaforico, riguardo un’identità che si pretende sia ‘normale’, di solito ostacolando la libertà di scelta, anzi costringendo ad una scelta i diretti interessati.
Non c’è niente da scegliere - afferma la giovane autrice, bella, bionda e solare - il corpo è di passaggio e ci si può restare (senza per forza cambiarlo, ndr). Abbiamo lavorato per mesi con genetisti e persone che avevano avuto diverse diagnosi. Il corpo di Alex è affetto da pseudo ermafroditismo femminile, iperplasia subrenale congenita, ma il film non è un documentario né parla di un caso clinico. Nemmeno di una diagnosi precisa su persone affette da intersessualità (nome con cui si conosce la sindrome di Klinefelter e per cui l’Unione Italiana contesta il titolo ndr.). Il film, infatti, segue una poetica dell’intersessualità e lo fa seriamente. E’ una pellicola di finzione che non dà e non vuole dare tutte le spiegazioni per ogni diagnosi. Ho contattato persone con diverse diagnosi per lavorare su altre cose, su quello che può succedere a chi ha un corpo diverso in una società divisa in generi. Ma Alex non è né uomo né donna”.
E a proposito della polemica sul titolo, aggiunge ancora: “Da una parte molte volte l’arte, la letteratura, ogni espressione artistica e il cinema stesso si sono appellati alla metafora. L’ha fatto Camus con La peste, ma non parla di malattia, non affronta lo stesso problema cui accenna il titolo. E’ una metafora per parlare di altre cose. D’altra parte la pellicola è trasparente e fido nel fatto che lo spettatore sappia che è di fronte a una fiction. Non deve ridursi per forza tutto a un verace resoconto di medicina”.
 
Gli ottimi protagonisti - oltre al divo del cinema e della tivù argentina Ricardo Darin (il padre, Kraken, che abbiamo apprezzato in Nove regine e Il figlio della sposa) - sono i giovanissimi Inés Efron (Alex) che la regista dichiara di aver scoperto in un ruolo secondario nel film Glu e, a quel punto, di aver rinunciato ai provini che stava facendo a centinaia di ragazzi e ragazze (“Era molto femminile, fragile, ma perfetta per la parte che ho finito di scrivere apposta su di lei”) e Martin Piroyanski (Alvaro) che aveva visto spesso a teatro e scritto il personaggio pensando a lui.
L’opera prima colpisce soprattutto perché coinvolge e commuove, oltre che per la maturità professionale ed intellettuale della trentenne regista, figlia d’arte sì, ma già abile sceneggiatrice, regista di telefilm, documentari e corti, non a caso contattata anche dal cinema americano; tanto che sta lavorando per un film prodotto da George A. Romero e Stephen King, Mercy for Women, di cui non si sa ancora chi sarà alla regia.
Per conto suo, oltre a scrivere per altri suoi colleghi, Lucia Puenzo sta finendo la sceneggiatura del suo prossimo film Il bambino pesce, tratto dal suo primo romanzo.
Siamo quattro fratelli - conclude Lucia Puenzo - e tutti facciamo cinema. Nostro padre ci ha sempre accompagnato, ma non ha mai interferito nelle nostre scelte. Ma quando abbiamo bisogno, ci sta vicino”.

Nelle sale dal 22 giugno distribuito da Teodora in 20 copie.

Note:
Dal comunicato stampa del Comitato Scientifico Unitasi (Unione Italiana Sindrome di Klinefelter)
*Come Comitato Scientifico dell’Unione Italiana Sindrome di Klinefelter (Associazione di Pazienti e familiari con Sindrome di Klinefelter), riteniamo che il titolo del film di Lucia Puenzo, XXY, costituisca una grave distorsione della realtà clinica della Sindrone di Klinefelter (KS) ponendo una relazione di causa ed effetto tra le due condizioni assolutamente inesistente sul piano biologico e pericolosissima sul piano psicologico per i pazienti, i loro familiari e soprattutto per gli adolescenti e le mamme in gravidanza con diagnosi prenatale di feto XXY.


Links correlati
http://www.teodorafilm.com/film/xxy/

 
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