E’ stata senza dubbio una delle serate più riuscite della mondanità romana, il blindatissimo evento organizzato al Radisson Sas Es Hotel per "Il quarto Sesso", esilarante, grottesco e surreale cortometraggio della durata di venti minuti del regista Marco Costa (classe ’78) e dello sceneggiatore Marcello Mercalli che ha visto l’arrivo incessante di tantissimi invitati, tra cui la bellissima Elena Santarelli, l’ex Miss Italia Gloria Bellicchi, Barbara Livi, Luigi Pulcinelli dei Tiromancino, Pierluigi Diaco, uno spettinato Aldo Montano, Christiane Filangieri e Daniele Taddei, il quarantenne amministratore degli Studios di via Tiburtina. Ad intrattenere i numerosi ospiti, un’interessante mostra in cui, oltre ad ammirare le coloratissime foto di scena di Martina Berloni e Fabrizio Cerroni, è stato possibile curiosare tra le immagini del video del backstage.
Massiccia la partecipazione alla prima proiezione del corto nella sala adiacente, al punto che è stato ritenuto opportuno organizzarne altre due per esaudire tutte le richieste di chi era rimasto fuori. Letteralmente andati a ruba pressbook e cd-rom contenenti le foto di scena, soprattutto per mano delle accanite sostenitrici di Claudio Santamaria - protagonista del minifilm - che una volta impossessatesi della propria copia, si guardavano bene di lasciarla anche solo per un istante. Presenti nella gremita sala, i due autori de Il quarto sesso insiema al produttore Giovanni Guastalla, che si è detto molto felice dell’incontro con il regista e lo sceneggiatore (con i quali intende avviare altre collaborazioni), grazie ai quali ha potuto realizzare un progetto ambizioso e singolare che, tra l’altro, segna il debutto della Fondazione Guastalla, già impegnata nel sostegno dell’arte italiana emergente, nell’ambito più propriamente cinematografico. Con loro, anche i protagonisti del cast - Gaia Bermani Amaral, Nathalie Rapti Gomez, Emilia Verginelli e l’inossidabile coppia sulla scena e nella vita Myriam Catania e Luca Argentero (nei panni di Apollonio di Tania). Unico assente - per il rammarico di quelle tantissime donne accorse solo per lui – proprio Santamaria, impegnato sul set londinese dell’attesissimo remake di 007, Casino Royale.
L’attore romano, infatti, ne Il quarto sesso veste i panni di un Jesus del Terzo millennio, vicino di casa di quattro ragazze (Stella, Felina, Liù e Baby Blue) profondamente eterogenee che vivono in un appartamento kitch ai limiti dell’assurdo, che sembra essere uscito dalla matita di Andrea Pazienza. E’ la sera della vigilia di Natale di un anno imprecisato, da qualche parte nel futuro prossimo, in un mondo malato e oppresso da fondamentalismi d’ogni genere e, proprio mentre le ragazze si apprestano a cenare, Jesus va a chiedere loro in prestito una bottiglia di vino. “Con il massimo rispetto”, precisa Marco Costa, “abbiamo trasformato il tradizionale Gesù in un moderno Jesus, personaggio in bilico tra fumetto e videogame, l’ultimo super eroe che ci rimane per salvare il mondo dal dilagare incontrollato del paganesimo”.
E a tal proposito, degna di nota la scena del duello finale tra Jesus/Santamaria e Apollonio/Argentero che ricorda non poco il miglior Quentin Tarantino di Kill Bill 1 e 2.
Cosa si intende per “quarto sesso”? “E’un termine coniato anni fa da Francesco Bonami per una mostra che raccontasse i territori estremi dell’adolescenza”, spiega il ventottenne regista, “e s’è trasformato nel tempo in un termine bozzolo abusato e talvolta frainteso da giornali e tv, ma che racchiude in sé l’idea sfrontata di considerare i giovani come una razza a parte, anarchica ed autosufficiente”.
“L’utilizzo del linguaggio sitcom”, ci dice ancora, “è rappresentativo della perenne modificazione del cinema che per sopravvivere ha bisogno di mutarsi, trasfigurarsi, mescolarsi in un surreale gioco di sperimentazioni”.
Definirlo “un cortometraggio” o catalogarla come l’improbabile puntata zero di una sitcom sarebbe semplicistico e riduttivo: questa fantastica creatura nata dalla geniale mente dei due giovani e bizzarri autori mischia piuttosto magnificamente - e ironicamente - cinema, arte contemporanea, pubblicità, televisione, teatro, mitologia, semiotica e sociologia in una sintesi perfetta di commistione di generi. "Il quarto sesso è un’opera aperta che utilizza la seduzione per mostrare ad ognuno di noi il lato apparentemente più fragile, per trascinarci in un insieme di linguaggi sovrapposti e contraddittori”, sottolinea il critico d’arte romano Ludovico Pratesi. “Una microstoria che strizza l’occhio a tanti territori espressivi per metterli in crisi e svelare le parti più deboli senza mai sposarne uno. Reality e sit-com, star system e trash, arte e pubblicità, religione e misticismo fanno la loro parte in un viaggio rapido ma mai banale nel movimentato territorio dei miti di ieri e di oggi, colto dallo sguardo consapevole e disincantato dei giovani d’oggi”.
Quegli stessi che, probabilmente, avremmo potuto trovare a bordo piscina dove la serata è proseguita, con tanto di buffet, sulle musiche di Morgan, che de Il quarto sesso ha scritto la colonna sonora.