Da un classico della letteratura inglese firmato da C.S.Lewis (oltre 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo) arriva sugli schermi la risposta in formato favola alle avventure sempre più tenebrose del maghetto Harry Potter ormai in crisi ormonale. Bene contro Male, coraggio e speranza, sacrificio e famiglia sono il cuore di Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l’armadio, primo di una serie di sette volumi pubblicati a partire dal 1950.

Allontanati dalla Londra della Seconda Guerra mondiale dalla madre, che decide di trasferirli nella più accogliente casa di campagna di un vecchio professore (Jim Broadbent), quattro giovani fratelli scopriranno un universo parallelo giocando a nascondino. Ecco così la più piccola e curiosa intrufolarsi in un armadio pieno di pellicce per ritrovarsi catapultata in un paesaggio innevato, illuminato dalla luce fioca di un lampioncino a gas e in compagnia di un satiro gentile che cammina sotto l’ombrellino con un pacchetto in mano…Stupore, sconcerto e incredulità sono i sentimenti degli altri fratelli al racconto visionario della sorellina ma uno ad uno, con motivazioni e intenti diversi, i tre si tufferanno a dare un occhiata a quel mondo incantato.

Ci sarà chi tradirà cedendo alle lusinghe del potere, chi si dimostrerà saggio e chi sarà chiamato da un antica profezia a guidare la rivolta contro la perfida strega bianca (una meravigliosa e statuaria Tilda Swinton, vera e propria Signora del Male) che con un incantesimo ha ghiacciato quegli incantevoli paesaggi.
Fauni e gnomi, centauri e minotauri, alberi spia e una coppia di divertenti castori, feroci lupi poliziotto, orsi che trainano slitte e volpi; un Babbo Natale in incognito che regala ai fratelli, spade, corazze e pozioni miracolose (“Sono strumenti non giocattoli, usateli bene e con giudizio”) e grifoni salvifichi che piovono in battaglia. E poi lui, il saggio e maestoso Leone Aslan (voce originale di Liam Neeson e doppiaggio italiano troppo altisonante di Omar Sharif), nobile sovrano di Narnia pronto a tornare per riprendersi il suo antico regno. E’ evidente, sotto quella folta criniera (tagliata in una violenta e sadica tortura che rimanda, naturalmente con ben altro stile, al The Passion di Mel Gibson) batte forte il messaggio cristiano di un animale parlante che incita, predica, perdona, muore e resuscita proprio come Gesù.

Diretto dal neozelandese Andrew Adamson (alla sua prima regia live action dopo i due Shrek), Le cronache di Narnia non è solo un fantastico spettacolo visivo (strabilianti effetti speciali della Weta Workshop - sua la trilogia del Signore degli anelli - con 20.000 creature impegnate nella battaglia finale) adatto ad ogni età, ma un’opera di grande valore educativo e morale che insegna a credere ancora nel potere dell’immaginazione (“Ma cosa v’insegnano a scuola al giorno d’oggi?” dice agli altri fratelli il vecchio professore che crede senza indugio ai racconti della più piccola), irrinunciabile grimaldello in un mondo popolato da orrori e ambiguità.
Certo, forse l’incanto e la poeticità del film segnano il passo nella parte centrale, la meno riuscita e coinvolgente, ma Le cronache di Narnia - saga cinematografica in vista - risulta alla fine un riuscito concentrato di avventura e mistero. Un viaggio nel regno della fantasia per il quale tutti dovrebbero comprare un biglietto.

Nelle sale dal 21 dicembre distribuito da Buena Vista.