L’ultimo spettacolo. Quello di una iconica showgirl di Las Vegas costretta ad interrompere la sua carriera dopo 30 anni di attività.
Il mondo sta cambiando e ai lustrini, agli imponenti copricapi e agli strass si preferisce il sesso spinto (con quello show leggendario, Le Razzle dazzle, che diventa il Dirty Circus) e così per Shelly (Pamela Anderson nel ruolo della vita) è arrivato il momento di fare i conti col passato e con le sue scelte dolorose.
Diretto da Gia Coppola (per la nipote di zio Francis è il terzo lungometraggio dopo Palo Alto e Mainstream) e scritto da Kate Gersten, The last showgirl- tratto dalla pièce teatrale Body of work della Gerston- è un ritratto intimo e multigenerazionale di un gruppo di donne sospese tra camerini, esibizioni e vita reale.
Uno show e un mondo al tramonto osservati in un dietro le quinte che mette in scena sensi di colpa e debolezze, sacrifici mal ripagati e orgoglio professionale con la Anderson, candidata ai Golden Globe e alla sua prima prova in un ruolo drammatico e da protagonista assoluta, che incarna a meraviglia sul suo corpo i segni del tempo che passa.
Tra buste paga ridotte e amare confessioni in terrazza, un boss dal cuore d’oro (Dave Bautista) e abiti da ricucire (e da ripagare alla produzione), messaggi in segreteria, un’amica che serve ai tavoli del casinò e flirta con la bottiglia (In pensione ci vanno i banchieri io morirò in uniforme…dice una Jamie Lee Curtis in versione horror che danza malinconicamente sul tavolo ignorata dai clienti in Total eclipse of the heart) e una figlia da riconquistare (Billie Lourd), ecco una delle ex ambasciatrici di stile e grazia relegata in ultima fila a seno nudo.
Con quell’audizione iniziale nella quale si spaccia per una 42enne che apre le porte ad una dolorosa presa di coscienza che da personale diventa collettiva. Mentre la macchina da presa della Coppola filma affanni e rimorsi di quella famiglia allargata al femminile unita nel nome della solidarietà.
Nulla di nuovo per carità (viene in mente il meraviglioso The Wrestler (2008) di Aronofsky con un sensazionale Mickey Rourke caduto in disgrazia e in cerca di riappacificazione familiare) ma ben fatto e meglio interpretato. A chiudere il film Beautiful that way, cantata da Miley Cirus e nomination come miglior brano ai Golden Globe 2025.
In sala dal 3 aprile distribuito da Be Water