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martedì 27 febbraio 2024
di Claudio Fontanini
Caracas
Una Napoli inedita sospesa tra sogno e realtà nel film di D’Amore
Un romanzo sotto forma di diario esistenziale, un flusso di coscienza che fa dello spaesamento il proprio centro, un film labirintico e metafisico aperto a mille apparenti spiegazioni. Non era facile portare sullo schermo Napoli Ferrovia, l’opera letteraria del 2007 di Ermanno Rea, lo scrittore e giornalista partenopeo scomparso nel 2016 ma Marco D’Amore, al suo secondo lungometraggio dopo L’immortale, dimostra coraggio e talento visionario da vendere. 

Un vecchio scrittore in crisi (un superbo Toni Servillo) che torna nella sua città dopo molti anni e non la riconosce più, un ex fascista convertitosi all’Islam (D’Amore) per amore di una musulmana tossica e seducente (Lina Camelia Lumbroso). Apparentemente agli antipodi, i protagonisti di Caracas, ricercano il senso ultimo dell’esistenza in un viaggio ipnotico e sospeso nelle strade di una Napoli umida e buia che sembra Gotham City e che miscela orrore e meraviglia. 

Una città ossessione a fare da sfondo ad un film che pone domande che sfuggono a qualsiasi risposta sulla strada di una mistica rigeneratrice. Aperto da una bellissima sequenza manifesto tra le nuvole, Caracas mette in scena azione e pensiero in uno stato di perenne smarrimento che trasporta lo spettatore dalla realtà al sogno, dal quotidiano all’immaginario. 

Tra pestaggi e preghiere spalla e spalla (Per non far passare il demonio), ricerca dell’altrove e luce di Dio, ricordi da patteggiare (Darei la libertà e la democrazia per l’odore del mare dice Servillo) e quartieri ragnatela colonizzati dagli ultimi della terra, scugnizzi in una camera d’hotel come Alice nel paese delle meraviglie e un vecchio orfanotrofio dove riassaporare l’infanzia, Caracas (il titolo è il soprannome del fascista che si dice nato in Venezuela) affascina e respinge riflettendo lo stato d’animo del protagonista in piena crisi d’identità

Con D’Amore che resta incollato al cordone ombelicale della sua città (dopo Napoli magica, il suo doc del 2022) ma staccandosene dai cliché e operando un deciso taglio stilistico da quella Gomorra che gli ha dato la notorietà. Suggestivo e discontinuo, allarmante e malinconico, Caracas- script di D’Amore e Francesco Ghiaccio- inciampa qua e là in qualche dialogo sin troppo sentenzioso (Nella crudeltà non esistono ordine, patria e padri) ma sorprende per il suo saper andare oltre gli asfittici steccati del genere. 
Inclassificabile e inspiegabile, questo secondo film dai romanzi di Rea dopo il Nostalgia di Martone del 2022 merita la visione.        

In sala dal 29 febbraio distribuito da Vision.

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http://www.visiondistribution.it

 
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