Corrosive e nere dietro la maschera grottesca e caricaturale (ad eccezione del candido Epifanio), le creature teatrali di Antonio Albanese sono figlie dell’attenta analisi sociale che da sempre il comico lombardo ha messo al centro della sua arte.
Ed ecco che stavolta, per il suo ritorno dietro la macchina da presa a cinque anni da Contromano, Albanese decide di mettere in scena l’amara realtà di quel mostruoso ingranaggio bancario che ha fagocitato vita e sentimenti di tanti clienti ingenui (è la loro colpa) che da un giorno all’altro hanno visto svanire i loro risparmi.
Asciugato da risate e surrealtà, il cinema di Albanese in Cento domeniche (il titolo si riferisce al tempo occorso ad un concittadino per costruire la sua casa) si avvicina per stile e tematiche a quello di Ken Loach. Con Albanese che gira non a caso nel suo luogo d’origine (Olginate, in provincia di Lecco) e fa della professione del suo protagonista- un ex operaio di un cantiere nautico- quella della sua gioventù.
A testimonianza di un’assoluta ed apprezzabile sincerità d’intenti e della voglia di raccontare questa storia di un tradimento senza retorica. Ed ecco il mite Antonio (Albanese), separato dalla moglie (Sandra Ceccarelli) e con l’amatissima figlia Emilia (Liliana Bottone) in procinto di sposarsi, trascorrere le sue giornate tra una partita di bocce, le viste all’anziana madre (Giulia Lazzarini) e un incontro fugace con l’amante mentre di tanto in tanto passa al vecchio cantiere per insegnare il mestiere ai nuovi assunti.
Tornitore in prepensionamento dopo 43 anni di attività, Antonio, che gira su una vecchia Volvo e sembra accontentarsi di una vita fatta di piccole cose, scopre di colpo che i soldi per il matrimonio della figlia sono spariti. Complice una piccola firma apposta su un modulo per l’investimento di azioni.
E quella che per lui era una sorta di confessionale dove ci si poteva fidare diventa il nemico invisibile e liquido col quale scontarsi. Con la vergogna che si fa compagna sgradita e le nottate insonni a colpi di ansiolitici a scandire i giorni di quest’omino destinato a morire lentamente.
Dedicato a tutte le vittime dei crack bancari, Cento domeniche- scritto da Albanese con Piero Guerra e presentato alla Festa del cinema di Roma nella sezione Gran Public- è un racconto di ordinaria avidità che alla drammaticità degli eventi raccontati contrappone uno stile di regia gentile e mai invasivo. Che però, lentamente ma inesorabilmente, trascina lo spettatore, come il suo protagonista, in un vortice angoscioso dal quale non si esce pacificati. Perché di direttive, prestiti e finanziamenti si può morire.
In sala dal 23 novembre distribuito da Vision Distribution