Infaticabile Ozon. E’ ancora in sala Mon crime, esilarante e scoppiettante omaggio alla screewball comedy statunitense degli anni ’30, ed ecco Academy Two portare in sala la sua penultima fatica, passata a Berlino lo scorso anno in concorso e con la quale- a 22 anni da Gocce d’acqua su pietre roventi- torna a confrontarsi con il mito/ossessione Rainer Werner Fassbinder.
Rilettura al maschile di Le lacrime amare di Petra Von Kant, testo teatrale e poi adattamento cinematografico firmato dall’autore tedesco nel 1972, il nuovo Ozon è una dichiarazione d’amore per il cinema (La macchina da presa vede ogni cosa) ammantata di passione, bellezza e lusso.
Si comincia con l’apertura di una tenda/sipario che affaccia sulla camera da letto di Peter Von Kant (un meraviglioso Denis Ménochet), corpulento regista e sceneggiatore omosessuale che ha fatto carriera e ricevuto premi stando sempre dalla parte dei più deboli.
Questo sullo schermo perché poi nella vita reale eccolo impegnato a dare ordini a Karl (Stefan Krepon, bravissimo), il suo schiavo silente e adorante, e a lamentarsi di una storia sentimentale appena conclusa. Sarà l’arrivo di Amir (Khalil Ben Gharbia), un ventenne e aspirante bellissimo attore al seguito della musa del regista (Isabelle Adjani) in cerca di nuovi ruoli da interpretare, a riaccendere nell’uomo desideri sessuali e ispirazione artistica.
Tutto girato in un appartamento che fa da palcoscenico di vita nella Colonia anni ’70, Peter Von Kant rilegge al maschile il film di Fassbinder (col mondo del cinema al posto di quella della moda) in un gioco di specchi, culturale, stilistico ed epocale, che vede Ozon assai più conciliante rispetto al suo esemplare caposaldo.
Lettere a Romy Schneider e brindisi alla speranza, manipolazioni e scenate di gelosia, ipocrisie, regole per il successo (disciplina e umiltà) e una madre (Hanna Schygulla che fu nel cast del film di Fassbinder) e una figlia in arrivo in soccorso.
Con quel 23enne sfacciato e libertino che diventa nel frattempo una star ingrata e che lascia filtrare i suoi sentimenti reali davanti all’obiettivo della macchina da presa. Perché le cose più belle sono quelle che durano di meno e per restare nel tempo serve più un film che la vita vera.
Lezione artistica su amare e possedere, il film di Ozon- più autocompiaciuto che ispirato- esalta la messinscena teatrale mescolando melodramma e grottesco in un girotondo sentimentale servito alla perfezione da un cast di ottima resa.
In sala dal 18 maggio distribuito da Academy Two