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lunedì 27 febbraio 2023
di Claudio Fontanini
Il Commissario Ricciardi
Al via dal 6 marzo su RaiUno la seconda stagione della serie tv con protagonista uno straordinario Lino Guanciale. Quattro nuovi episodi, ambientati nella Napoli degli anni ’30 tra rivelazioni e segreti, per una storia di formazione emotiva
Vedere i fantasmi delle persone morte in modo violento e ascoltarne l’ultimo pensiero. Dono o maledizione? Torna dal 6 marzo su RaiUno la seconda stagione de Il commissario Ricciardi, serie tv in quattro episodi che vedono stavolta alla regia Gianpaolo Tescari al posto di Alessandro D’Alatri

Il protagonista invece, avvolto nel consueto impermeabile e immerso nei suoi torbidi pensieri, è lo straordinario Lino Guanciale, che lavora magnificamente in sottrazione regalando spessore e sostanza ad un personaggio difficile da interpretare per stile di vita e toni caratteriali. 

Si comincia con Febbre, oscura storia di un assistito assassinato sopra al Bancolotto di vicolo della Speranzella (siamo ancora fra i vicoli caratteristici della Napoli anni ’30) e si proseguirà con Anime di vetro (su come un cuore ferito di una donna innamorata possa diventare pericoloso), Serenata senza nome (con un pugile emigrato in America e ritornato in città accusato di un omicidio di un commerciante di tessuti) e Rondini d’inverno (dramma della gelosia che si consuma sul palcoscenico del Teatro Splendor). 

Col Commissario della Mobile- nato dalla creatività di Maurizio de Giovanni- alle prese con la perdita della sua fedele tata Rosa (succede all’inizio di Febbre col funerale nel suo paesino cilentano) e la paura, sempre più incombente di dover rinunciare all’amore (il tema centrale della seconda serie) mentre intorno a lui aumentano le pretendenti al suo cuore ferito (oltre alla sensuale cantante vedova Livia di Serena Iansiti e alla timida dirimpettaia Enrica di Maria Vera Ratti arriva anche la Bianca Palmieri di Roccaspina, moglie di un conte nota per essere la  donna più bella della città, interpretata da Fiorenza D’Antonio). 

Ritroveremo anche il fedele brigadiere Maione (Antonio Milo), l’anatomopatologo antifascista Bruno Modo (Enrico Ianniello), Nelide (Veronica D’Elia), la nipote di Rosa richiamata da Fortino poco prima della morte della zia per sostituirla nella gestione di casa Ricciardi, Bambinella (Adriano Falivene), il confidente travestito che sa tutto di tutti e Angelo Garzo (Mario Pirrello), il capo della Mobile arrivista e devoto al regime che mal sopporta l’incorruttibilità del Commissario. 

Con una confezione impeccabile (lode a scene, costumi e fotografia) e un’accuratissima ricostruzione d’epoca (i bassi napoletani sono stati interamente ricostruiti a Taranto) che fanno di questa serie uno dei prodotti di punta della fiction italiana.  

Ormai sono un attore di genere soprannaturale- scherza Guanciale alla presentazione della nuova serie- e mi sento fortunato ad incontrare nel mio percorso professionale personaggi come questo capaci di mettermi in difficoltà e in discussione. Ricciardi- continua l’attore abruzzese- è una montagna altissima da scalare. Ho sentito la pressione delle altissime aspettative del pubblico ma al primo ciak, grazie ad una compagnia di attori bravi e affiatati, è svanito tutto come d’incanto. Lui è un uomo a distanza, lo fa per proteggere gli altri da se stesso ma in questa seconda stagione le crepe emotive che si avvertivano nella prima serie diventano vere e proprie falle
Crede sia finalmente arrivato di meritarsi un po’ di felicità e questa consapevolezza lo rende migliore. A pensarci bene la sua è una storia di formazione, emotiva e sentimentale.


Quanto è stato difficile recitare coi toni sommessi e composti di Ricciardi in una serie così lunga?

Molto ma le difficoltà nel mio mestiere sono affascinanti sfide professionali. E’ un personaggio sfuggente con molteplici strati di pelle da scavare. Tutto passa dagli occhi, dal suo sguardo e da quei dettagli decisivi (come le mani che si mette sempre in tasca quando è nervoso) che lo caratterizzano.

Ricciardi ti somiglia?

Magari, visto il suo senso etico e la sua resistenza al dolore. Per lui la giustizia non coincide sempre con quella della legge. Cerca la soluzione umanamente più corretta che ne fa un antieroe eroico.

E tu come sei nella vita?
La testardaggine è la dote professionale che mi contraddistingue ma nel privato diventa una rogna. Cosa auguro a mio figlio Pietro? Di non perdere mai la voglia di essere curioso come ho fatto io col mio mestiere.        


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