Come sopravvivere al dolore dopo un attentato? Ricordare o dimenticare? Tratto da Paz, Amor, y death metal, il romanzo autobiografico dello spagnolo Ramon Gonzalez, Un anno, una notte parte dai tragici fatti del Bataclan a Parigi del 13 novembre 2015 (130 vittime) per ricostruire, attraverso la vita di una giovane coppia, i fatti di quella notte e la possibilità di superare il trauma vissuto per riprendersi le proprie vite.
Lui (Nahuel Pérez Biscayart) è un programmatore musicale che arriva sempre in ritardo, lei (la meravigliosa Noémie Merlant già vista in Ritratto di giovane in fiamme) lavora in una organizzazione umanitaria che aiuta gli immigrati orientali. Eccoli sorridenti e felici al club prima degli spari e di una fuga che avviene in modo separato e lascerà cicatrici difficilmente rimarginabili.
Con Ramon che si dimette dal suo lavoro e cerca la condivisione di quel dolore con amici e parenti mentre Céline nasconde sentimenti e sensi di colpa in un silenzio assordante. Ed ecco attacchi di panico e sedute dalla psicologa, energie da incanalare e amici immaginari, pic nic al mare e reciproche accuse (Sarai una vittima dell’attentato fino a 70 anni. Io no dice Céline a Ramon).
Mentre il film dello spagnolo Isaki Lacuesta va avanti e indietro nel tempo (in maniera non sempre fluida e convincente) mettendo in scena un saggio su identità, amore e perdita. Con quelle particelle di polvere e i vapori dei cadaveri del Bataclan (bellissima sequenza iniziale) a rimanere nell’aria e nella testa dello spettatore per tutta la durata del film.
Prodotto da Ramon Campos (era in vacanza a Parigi con la famiglia la notte dell’attentato) Un anno, una notte- passato in concorso a Berlino 72- dà il meglio di se nei silenzi, nei sospiri e nelle diffidenze reciproche piuttosto che nei dialoghi spesso vacui e in uno stile sin troppo compiaciuto nella prima parte.
Film di ossessioni e immagini indelebili che restano impresse come zavorre mentali (l’attentatore calvo che ha visto solo lui), Un anno, una notte fa della ricerca sonora un altro personaggio. Con un mix di registrazioni realistiche e rumori sinistri che fanno da contraltare alle psicologie dei personaggi di grande resa.
Mai ricattatorio o, peggio, sentimentalista, il film di Lacuesta dilata oltremisura la materia (durata 130’) finendo in parte prigioniero di uno stile di racconto che diventa quasi meccanico nella sua evoluzione temporale finendo per spiazzare e confondere piuttosto che interessare fino in fondo. Ma la prova della Merlant vale il prezzo del biglietto.
In sala distribuito dal 10 novembre distribuito da Academy two