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mercoledì 28 settembre 2022
di Claudio Fontanini
Dante
In viaggio con Boccaccio alla scoperta del sommo poeta, l’impresa di Pupi Avati
Impresa titanica e mai tentata prima d’ora: un film sulla vita e le opere di Dante Alighieri. Si cimenta con l’ardita operazione cinematografica Pupi Avati, appassionato cultore del poeta fiorentino e specializzato in film d’epoca. 

A fare da filo rosso al film ecco la scoperta della missione di Giovanni Boccaccio (sullo schermo un intenso Sergio Castellitto in versione Padre Pio) nel 1350: portare da Firenze a Ravenna, alla figlia di Dante- divenuta monaca col nome di suor Beatrice al monastero di Santo Stefano degli Ulivi- una borsa di dieci fiorini per risarcirla del male che i fiorentini avevano fatto al padre (il sommo poeta morì nel 1321 esiliato e misconosciuto). 

I versi poetici e il dolore dell’indigenza, i borghi e i castelli (impeccabile la ricostruzione scenica con le scene medievali girate in larga parte in Umbria), gli equilibri del potere in continua mutazione e i vecchi amici (Guido Cavalcanti) che diventano nemici. Con Pupi Avati che firma soggetto e sceneggiatura (c’è anche un romanzo, L’alta fantasia edito da Solferino), accumuna eventi e date, personaggi e simboli in un andamento non sempre facile da seguire (soprattutto i giovani avranno difficoltà a collegare i fatti). 

Un vero e proprio pellegrinaggio sui luoghi dell’anima dell’autore della Divina Commedia filtrato dallo sguardo e dai pensieri di Boccaccio che fa da guida spirituale al percorso di conoscenza. 
Ed ecco la morte della madre a 5 anni, il primo incontro con Beatrice a 9 anni, un amore di sguardi e sogni (la visione del cuore mangiato da Beatrice- Carlotta Gamba- in una scena un po’ kitsch), la disfida tra guelfi e ghibellini e la nomina a priore contro gli aristocratici, il tradimento di Papa Bonifacio VIII (Leopoldo Mastelloni) e gli ultimi 20 anni in continua fuga cercando ospitalità presso le varie corti, con la condanna al rogo e alla decapitazione inflittagli coi suoi figli maschi. 

Ambizioso e classico, illustrativo e frammentario più che davvero emozionante, il Dante di Pupi Avati con venature gotiche ed esoteriche (la splendida bambola nuziale con l’occhio crepato firmata da Sergio Stivaletti) punta forte sull’umanità del suo protagonista (alla quale non riesce però a dare sostanza il giovane Alessandro Sperduti) immerso in una dolorosa auto reclusione che sperimenta sulla pagina bianca il potere salvifico dell’arte. Ieri come oggi. Nell’affollato ed eterogeneo cast Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Erica Blanc, Milena Vukotic, Mariano Rigillo, Valeria D’Obici e Gianni Cavina all’ultima, commovente apparizione.      


In sala dal 29 settembre distribuito da 01   


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http://www.01distribution.it

 
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