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venerdì 28 gennaio 2022
La redazione
L’amica geniale 3
Storia di chi fugge e di chi resta in onda dal 6 febbraio su RaiUno per quattro serate con la regia di Daniele Luchetti. Un grande romanzo epico-domestico in uno scenario di tensioni e sfide impensabili.
Storia di chi fugge e di chi resta è un grande romanzo che - mentre giravo - definivo epico domestico. Perché ogni giorno provavo a tenere assieme due elementi: quello che ricordavo delle dinamiche familiari personali in quegli anni (il domestico), e gli echi della storia che entravano in casa mentre fuori tutto provava a cambiare (l’epico). 
Il mio intento è stato quello di raccontare in modo veritiero e interessante il tentativo di liberazione" delle donne di quell’epoca

Parola di Daniele Luchetti che dal 6 febbraio dirige su Raiuno in quattro serate (ore 21,15) la nuova serie de L’amica geniale, tratta dal terzo libro della quadrilogia di Elena Ferrante edito da Edizioni E/O. Elena (Margherita Mazzucco) e Lila (Gaia Girace) sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. 

Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo e ambivalente, a volte evidente nella dolorosa e inevitabile alternanza di esplosioni violente o di incontri che gli riservano prospettive inattese.


Prodotta da Lorenzo Mieli per Fremantle, The Apartment e Wildside (entrambe società del gruppo Fremantle) e da Domenico Procacci per Fandango e scritta dalla Ferrante con Francesco Piccolo, Laura Paolucci e Saverio Costanzo, Storia di chi fugge e di chi resta vede al timone un nuovo regista, Luchetti, che subentra a Costanzo e ad Alice Rohrwacher che aveva diretto due episodi della seconda stagione.  

A me quegli anni lontani sembravano vicini per ragioni anagrafiche, ma non è stato lo stesso per gli attori dice l’autore del Portaborse e di Mio fratello è figlio unico. Mi sono trovato spesso a spiegare a persone molto più giovani di me cosa fosse stata la rivoluzione dei costumi degli anni ‘70 e a chiedere loro di identificarsi in quei tentativi di cambiamento e dissoluzione, per poterne rappresentare credibilmente quell’energia dubbiosa che ne costituiva la materia.

Ho dovuto spiegare come si parla quando si parla di ideologia. Come si pronuncia un discorso politico senza diventare ridicoli. Come si fa a far credere al pubblico che i personaggi stiano vivendo uno smottamento culturale che è partito dai convenzionali anni ’60 e che ha portato ad un nuovo modo di vedere le cose spiega ancora Luchetti .
 
Nel racconto di questo decennio ho usato i procedimenti del cinema che mi appassionava da adolescente, quello degli anni ’70, così come le prime stagioni erano benedette dall’influenza del neorealismo. Nella direzione degli attori, nella macchina da presa e nell’uso del colore, ho immaginato di lavorare in quegli anni. La storia di Elena Ferrante conclude il regista romano è un po’ l’autobiografia di tutti noi e di quello che abbiamo vissuto. Sono cresciuto in una famiglia dove le donne non avevano potuto studiare. Lila e la sua rabbia la conoscevo bene perché era la stessa che aveva avuto mia madre che quando portavo a casa dall’università ragazze che studiavano le guardava con ammirazione e rabbia





 
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