Gran Premio speciale della giuria all’ultimo Festival di Cannes e rappresentante iraniano ai prossimi Oscar, Un eroe di Asghar Farhadi segna il ritorno in patria del regista due volte premio Oscar (Una separazione nel 2012 e Il cliente nel 2017 migliori film stranieri) dopo la trascurabile parentesi spagnola con l’accoppiata Bardem-Cruz in Tutti lo sanno.
In prigione da tre anni a causa di un debito con l’ex cognato che non è riuscito a ripagare, Rahim (il bravissimo Amir Jadidi) approfitta di un permesso di due giorni per cercare di convincere il suo creditore (Mohsen Tanabandeh) a ritirare la denuncia. L’occasione è il ritrovamento di una borsa contenente 17 monete d’oro che coprirebbero la metà della somma dovuta.
Inizia da qui un corto circuito morale ed emotivo che porterà il protagonista a scontrarsi con le contraddizioni e le dinamiche perverse di una società votata all’apparire più che all’essere. Perché Rahim decide di riconsegnare il malloppo alla legittima proprietaria finendo osannato in tv con la benedizione del direttore del carcere (c’è uno scandalo da coprire) salvo poi finire in un calderone accusatorio che lo trasformerà da cittadino modello a vittima della cultura del sospetto.
Coi social descritti da Farhadi come i veri mostri del nostro tempo (sì, anche in Iran va così) e uno stuolo di parenti (magnifico il figlio balbuziente prima usato e poi difeso) a bilanciare questa parabola toccante e universale sul conflitto denaro-onore.
Qui anche sceneggiatore (script ad orologeria) e co-produttore, Farhadi filma questo Ladri di biciclette iraniano con rara profondità psicologica e un ritmo incalzante che trascina il protagonista, e lo spettatore con lui, in una spirale noir magnificata dal memorabile finale.
Esemplare ed ambiguo (soprattutto nella prima parte), Un eroe passa in rassegna interrogatori kafkiani e false testimonianze, burocrazia e manipolazioni, sms compromettenti e feste di beneficenza, miraggi di nuovi lavori e figlie vendicative in un girotondo di dubbie e bugie che rivelano la complessità di personaggi sfaccettati e complessi.
Ambientato a Shiraz (bellissima e metaforica la scalata iniziale a piedi di Rahim verso il tempio di Serse ) Un eroe si rivela insomma uno dei migliori film del regista iraniano, capace di volare alto sulla divisione manichea buoni-cattivi (nel film tutti hanno ragione e torto allo stesso tempo) per cercare piuttosto la bussola esistenziale di vite al bivio e in cerca di quella rispettabilità sociale che sembra la molla di ogni azione. Da non perdere.
In sala dal 3 gennaio distribuito da Lucky Red in associazione con 3 Marys Entertainment