Essere o non essere filosofeggiava qualcuno. Thomas Anderson (Keanu Reeves) all’inizio di Matrix Revolutions, il quarto capitolo della saga iniziata nel 1999, è un anonimo game designer seduto dietro ad un scrivania con lo sguardo perso in un mondo che non riconosce.
The Matrix, la sua creatura immaginaria che ne rievoca azioni e pensieri sul suo vissuto, ha bisogno di una nuova versione imposta dal suo capo Jonathan Smith (Jonathan Groff). E’ il magnifico incipit del film diretto dalla sola Lana Wachowski (scritto con David Mitchell e Aleksander Hemon) che bacchetta persino la Warner e la strategia hollywoodiana del profitto senz’anima dei sequel tritacarne da botteghino.
E se tra senzienti digitali e loop ripetitivi che intrappolano le menti, quel Bianconiglio andasse seguito ancora una volta? Se lo chiede Neo (l’alter ego di Anderson) che conosce ancora il Kung-fu e stavolta per sfuggire all’universo parallelo di Matrix si servirà di un gruppo di hacker guidato dalla bella punk Bugs (Jessica Henwick).
Pillola rossa da ingoiare per la conoscenza (ma la scelta forse è un’illusione) anche se le storie da raccontare non finiscono mai e c’è sempre una seconda possibilità come rivela il bellissimo finale. Ma questo Matrix Resurrections è in fondo una storia d’amore.
Per una donna (la chiamavano Trinity…ora la Tiffany di Carrie-Anne Moss ha tre figli e impazzisce per i bolidi a due ruote) e per un altro mondo ancora possibile.
Dove nel Bio-cielo più che noi (umani) o loro (le macchine) conta noi e loro. Con vita quotidiana e immaginazione sul lettino di un ambiguo analista (Neil Patrick Harris) che si danno la mano in deja-vu strutturati per confondere il tempo. Ti hanno fatto credere che il loro mondo è tutto ciò che meriti ma una parte di te ricorda cosa è reale dice a Neo il saggio Morpheus (il gigantesco Yahya Abdul-Mateen II che sostituisce Laurence Fishburne).
Peccato che se non sappiamo cosa è reale non possiamo resistere ed ecco che questo Matrix Resurrections diventa il simbolo di una salvifica presa di coscienza aggiornata al nostro tempo. Con miliardi di persone che vivono le proprie vite inconsapevoli a metà tra tutto e niente chiamate ad abbandonare il gregge del pensiero unico e a ritornare padrone del proprio destino.
Tra rumori di guerra, libero arbitrio (sì, è ancora possibile) e specchi che indicano la via. Metafisico e metafilmico, visionario e ridondante, il nuovo capitolo della saga non delude le attese in un viaggio alla scoperta di se stessi che rimane impresso negli occhi e nella mente.
In sala dal 1 gennaio distribuito da Warner Bros. Picture