Si chiama Patience, è vedova da 20 anni, traduce le intercettazioni in arabo della squadra antidroga parigina e accudisce una madre malata ricoverata in una casa di cura che non più permettersi. Stanca di tutto a dispetto del suo nome, questa minuta ed energica professionista della parola (una magnifica Isabelle Huppert) decide che è arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita.
Complice una telefonata dove è coinvolta la madre- che conosce alla perfezione- di uno spacciatore chiamato a trasportare un grosso carico di droga, eccola in azione in una trasformazione totale- estetica e morale- che la porta a impossessarsi di quel materiale che scotta per farne ricavi personali (ci sono da sistemare due figlie…).
Con una rete di trafficanti da tenere a bada e un commissario di polizia (Hippolyte Girardot) che la corteggia e non conosce la sua vera natura. Perché il passato non si dimentica (l’ex marito era un truffatore) e una vecchia foto dal passato le ricorda che è ancora possibile godersi il presente.
Tra cani poliziotto da salvare e lezioni di riciclaggio, matrimoni cinesi e ceneri sparse sulle marche di lusso ai magazzini Lafajette (scena da applausi), allosauri di plastica rubati e un hijab incrociato da indossare per cambiare pelle, il film di Jean-Paul Salomé- tratto da La Daronne, il pluripremiato romanzo francese di Hannelore Cayre edito in Italia da le Assassine- è l’ennesima lezione di recitazione di un’attrice in stato di grazia.
Capace di giocare coi generi- nel film ci si diverte tenendo alta la tensione- La padrina è una bella commedia nera venata di romanticismo che tra dialoghi affilati ed inseguimenti mette al centro della scena una donna che domina gli eventi e regola il flusso narrativo. A pensarci bene una vera e salutare eccezione alla regola.
In sala dal 14 ottobre distribuito da I Wonder Pictures