Un foglio bianco, una macchina da scrivere, polvere nella stanza e un insetto che gira. Sembra l’inizio de Il pasto nudo di Cronenberg, la versione cinematografica de Il silenzio grande di Alessandro Gassmann, presentato a Venezia alle Giornate degli Autori e portato in scena due anni fa con grande successo da un testo di Maurizio De Giovanni.
Opera sensibile e delicata sui rimossi familiari e sulla difficoltà di comunicazione, la terza regia cinematografica di Gassmann (autore anche della sceneggiatura con De Giovanni, Andrea Ozza e la collaborazione di Alessandro Regaldo) strizza l’occhio ai fantasmi di Eduardo in un cortocircuito emotivo che fa dello spazio creativo e della crisi di uno scrittore, incapace da 10 ani di produrre novità, l’ambiente naturale per una resa dei conti affettiva e sociale.
C’è una lussuosa villa in vendita nella Posillipo di metà anni ’60, un capofamiglia (Massimiliano Gallo) isolato nel suo studio e visitato da moglie che beve in segreto (Margherita Buy), storica governante (Marina Confalone) e figli (Antonia Fotaris e Emanuele Linfatti) in vena di confessioni.
Vere e proprie apparizioni che arrivano a turbare la quiete sonnolenta e poco creativa di quell’uomo che con la sua fama e i suoi vecchi successi ha tenuto lontani problemi quotidiani e gestioni sentimentali. Perché per lui i libri sono l’arredamento della mente e per uno scrittore scrivere è come respirare. Ma tasse e debiti bussano alla porta e allontanarsi da quella casa-prigione non sarà facile.
Soprattutto per chi confonde i piani temporali e capisce troppo tardi che vivere non significa essere vivi.
Tra parametri affettivi e tracce d’indigenza (Non le ho trovate, ho pulito ovunque…dice la Confalone), citazioni letterarie e libri divisi per omogeneità emotiva, Il silenzio grande è un film d’impianto teatrale servito al meglio da attori in stato di grazia che prendono la scena tra luci e ombra, naturali e psicologiche.
Con Gassmann che porta in dote al testo (così come l’interpretazione misurata e quintessenziale di Gallo, anch’esso figlio d’arte) una vena malinconica di un’autobiografia mascherata, con quel padre ingombrante e famoso che non può non rimandare a papà Vittorio.
Sussurrato e intimo, Il silenzio grande- il meglio è negli strepitosi duetti Gallo-Confalone- è un film volutamente in controtendenza, un inno alla capacità d’ascolto e di comprensione in un mondo al collasso dove velocità e tecnologia hanno ucciso ogni forma di dialogo reale.
In sala dal 16 settembre distribuito da Vision