Una riflessione sulla memoria, uno scenario distopico (e diventato familiare…), un viaggio nella solitudine sociale. Film d’apertura della sezione Orizzonti all’ultima Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, Apples è l’interessante opera d’esordio del greco Christos Nikou, già assistente di Lanthimos in Dogtooth ed ultimo esponente della weird wawe greca ovvero la spontanea tendenza del nuovo cinema d’autore ellenico all’assolutizzazione del contesto narrativo che innesca in normali nuclei familiari elementi di grottesco e teatro dell’assurdo.
Qui si comincia con un uomo inquadrato mentre sbatte la testa contro il muro. Sguardo catatonico ed aria assente, Aris (Aris Servetalis) prende un autobus, arriva al capolinea ma non ricorda la sua destinazione. E’ l’ultima vittima (o forse no) di una nuova pandemia mondiale che cancella improvvisamente la memoria delle persone.
Senza documenti o parenti che lo reclamano, l’uomo è avviato dai medici ad un programma di ‘rieducazione’ alla vita che gli consegnerà nuovi ricordi ed esperienze. Associazioni visive, test, una nuova casa, una Polaroid per immortalare in autoscatti gli esercizi di conoscenza ai quali è chiamato a sottoporsi dall’asettica voce guida di una audiocassetta.
Ed ecco Aris salire su una bicicletta per capire come si fa a pedalare (bellissimo l’incontro con la bambina che gli presta la sua), passare davanti ad un negozio di televisori che trasmettono un vecchio film in bianco e nero dove due amanti si baciano, provare un tuffo da un trampolino di 10 mt., ritrovarsi ad una festa in maschera dove all’improvviso Batman perde la memoria (scena esilarante) e incontrare Anna (Sofia Georgovasili), una giovane timida e misteriosa che scoprirà essere a sua volta inserita nel programma di recupero.
Ma è possibile tornare alla normalità? E se quell’uomo nascondesse un segreto talmente doloroso da cancellare la sua identità? Ci ricordiamo tutto quello che abbiamo vissuto o solo quello che abbiamo scelto di ricordare? Domande alle quali risponde, per la verità troppo sbrigativamente in un finale un po’ deludente, un film coraggioso e autentico (il soggetto risale a una decina di anni fa) che sembra l’altra faccia del Memento di Nolan.
Con Nikou che fa parlare le inquadrature (formato 4:3) più che i personaggi e a pensarci bene il suo è anche, e soprattutto, un film sulla costruzione delle immagine e sulla loro saturazione. Spiazzante, minimale e sospeso in un tempo non troppo lontano dal nostro presente pieno di informazioni e vuoto di contenuti, Apples (il protagonista va matto per le mele) ci ricorda che vivere non è riflettere l’attimo. In una fotografia o in un social.
In programmazione dal 31 marzo su MioCinema