Una bad girl si aggira per i tribunali americani. Elegante, algida e sicura di sé Marla Grayson (Rosamund Pike candidata al Golden Globe per il ruolo) è una tutrice legale di decine di anziani. Una che dovrebbe prendersi cura di loro ma che in realtà li sfrutta (con la complicità di medici corrotti e giudici superficiali) truffandoli e privandoli dei loro averi.
Metodi loschi ma consentiti dallo Stato (è tutto vero, succede nella realtà) che hanno permesso alla donna e alla sua sensuale amante e partner d’affari (Eiza González) di vivere sulle spalle di quei vecchietti ricchi e impotenti (nemmeno un figlio, come si vede all’inizio, può nulla legalmente).
L’occasione della vita arriva con l’ultima gallina dalle uova d’oro, Jennifer Peterson (una magnifica Dianne West), pensionata senza figli e parenti e con tre sostanziosi conti in banca. Sfrattata dalla sua casa (scena bellissima e dolorosa) e privata delle sue libertà, trasferita in una casa di cura (con quelle porte a vetri che si chiudono alle sue spalle come quelle di un carcere) e impossibilitata ad avere ogni contatto con l’esterno quella signora da spennare si rivelerà in realtà un osso duro.
Complice un sacchetto di diamanti non assicurati nascosto nella cassetta di sicurezza, la cinica e spietata tutrice scoprirà sulla sua pelle che quella donna non è sola al mondo e che c’è chi la reclama: lei e i gioielli…
Un po’ dark comedy, un po’ thriller sociale, I care a lot- scritto e diretto da J Blakeson (La scomparsa di Alice Creed) conquista ed avvince a colpi di dialoghi taglienti e battute al vetriolo col personaggio della Pike che sembra la versione aggiornata della calcolatrice spietata di Gone girl.
Caschetto biondo platino in testa, tailleur firmati e sorriso d’ordinanza stampato in faccia, Marla- come recita nel caustico monologo iniziale fuori campo dedicato allo spettatore- è in realtà una leonessa che rifugge correttezza e duro lavoro (Sono un inganno dei ricchi per farci rimanere poveri, io lo sono stata e non mi si addiceva…) preferendo una guerra senza esclusione di colpi per la propria indipendenza a nove zeri.
Spietato, kafkiano, inquietante e caricaturale (il gangster della mafia russa di Peter Dinklage vale da solo il prezzo del biglietto) il film di J Blakeson mette in scena identità rubate e atti di fiducia, denti rotti e scariche elettriche col denaro usato come arma (I ricchi fanno così) che rovescia, nel colpo di scena finale da non rivelare, il mito del sogno americano.
In programmazione dal 19 febbraio su Amazon Prime Video