Linda (Laura Chiatti) è una fotografa alle prese con un misterioso fidanzato; Eleonora (Antonia Liskova) è una life coach di sessualità femminile (La vostra vagina non mente mai…); Vanessa (Chiara Francini) è un’aspirante attrice che vive con la figlia da quando ha scoperto che l’ex marito era omosessuale e Akiko (Jun Ichikawa) è una seguace di Baba Yogi che crede di essersi reincarnata in un fenicottero.
Vent’anni prima, al liceo, si erano giurate fedeltà eterna su richiesta di Chiara, l’altra amica per la pelle che nel frattempo si è trasferita a San Francisco e fa recapitare alle vecchie amiche un invito per un addio al nubilato con sorpresa. Una suite di un grande albergo tutta per loro per una notte da leonesse (parafrasando il titolo del film di Todd Phillips) che si rivela però un fuoco di fila dalle polveri comiche bagnate.
E così tra maiali al guinzaglio e lezioni di fellatio, erbe allucinogene e stimolazioni ovariche, spogliarellisti di colore nell’armadio e gommisti superdotati, l’Addio al nubilato di Francesco Apolloni (La verità, vi prego, sull’amore, Fate come noi) è una caccia al tesoro che confonde il politicamente scorretto (benedetto di questi tempi, per carità) con una superficialità di fondo che non fa onore al genere femminile.
Tratto dall’omonima commedia teatrale dello stesso Apolloni, il film vorrebbe stupire ad ogni sequenza sparandola sempre più grossa (le allusioni sessuali non si contano e di banane in Paradiso non avevamo sentito parlare nemmeno in un cinepanettone…) con l’aggiunta di sequenze da confessionale che mettono in scena il passato travagliato delle amiche. Si cita anche Lorenzo de’ Medici (Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!) ma il tempo che passa si risolve soltanto nel colpo di scena finale peraltro telefonato e poco in linea col resto.
Con le attrici che tra incongruenze dialettali e desideri irrealizzabili (Lo voglio etero, bello, ricco e che capisca che una donna vale la misura di reggiseno che porta dice la Francini) ce la mettono tutta a dare anima e corpo a questa sgangherata commedia al femminile che rimanda anche al Week end col morto di Ted Kotcheff e finisce tra le braccia di un sessismo alla rovescia. La vera lezione di femminilità controcorrente la regala in un cammeo canoro Loredana Bertè. Lei sì una che può urlare a testa alta non sono una signora…
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