Innamorarsi di una donna e vivere tranquilli? Quasi impossibile. Soprattutto per chi si tiene lontano da relazioni stabili e si è sentito sollevato dal furto dell’amatissima bici da bambino. Perché amare, si sa, significa anche soffrire. In L’amore a domicilio, opera seconda di Emanuele Corati, Renato (Simone Liberati) è un trentenne pavido che continua a rimandare la data del suo matrimonio con la sua compagna e intanto vive col padre vedovo.
Capace di vendere polizze integrative ma non di mettersi in gioco nei sentimenti, quel ragazzo riservato verrà sconvolto dall’incontro casuale con una bella studentessa fuori corso incontrata per caso in strada. Peccato che Anna (Miriam Leone), sia agli arresti domiciliari per una rapina finita male e ne avrà per altri due anni. E se quella fosse proprio l’occasione cercata inconsciamente da Renato?
Sola in casa con la mamma (Anna Ferruzzo) e assetata di incontri e di sesso, quella disinibita siciliana in fuga che studia senza capirla la Divina Commedia (E’ splatter da morire…dice mentre legge del Conte Ugolino) sembra proprio il bocconcino perfetto- ed in esclusiva- per quel timoroso navigatore sentimentale. Non andrà tutto liscio perché nel frattempo al campanello di casa della detenuta si presentano poliziotti interessati (forse più alla madre che a lei) ed ex appena evasi dal carcere (Fabrizio Rongone).
E se per salvare quell’amore nato per caso, quell’omino gentile e insicuro non fosse costretto- per la prima volta in vita sua- a mettersi veramente in gioco? A metà tra favola amorosa e commedia degli equivoci, il film di Corati- che arriva a nove anni da Sulla strada di casa, l’opera d’esordio con Vinicio Marchioni e Daniele Liotti- non trova sempre il giusto equilibrio narrativo e, soprattutto, i tempi del racconto.
Più convincente sul versante romantico che su quello brillante, il film- ambientato a Roma e presentato lo scorso anno al Festival di Bari- dà così il meglio nei rapporti e nelle sequenze a due. Quelli tra i due protagonisti, bravi ed affiatati, e quelli tra loro e i rispettivi genitori sulla scena coi quali condividono più di quel che sembra.
Meno riuscite le sequenze più articolate (come quella della rapina in gioielleria) e la descrizione un po’ sommaria e poco caratterizzata dei personaggi di contorno. Proprio come il suo protagonista sembra che Corapi abbia bisogno di un’iniezione di coraggio ed energia. Affrontare le angosce esistenziali e i dilemmi amorosi con serietà e maggior trasporto emotivo non è un peccato. Anche in commedia. Rimane la sensazione di una gradevole e poco convenzionale storia d’amore che ci riporta al tempo del lockdown invitandoci all’incontro e alla vita.
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