Un ordine militare, un’impresa impossibile, un film che diventa esperienza immersiva e che trasporta- letteralmente- lo spettatore sul fronte della Prima guerra mondiale. Vincitore di 2 Golden Globe (miglior film drammatico e regia) e candidato a 10 premi Oscar, 1917 mette in scena i racconti frammentati sulla Grande guerra ascoltati dal nonno del regista di American Beauty ed Era mio padre mescolati al frutto della fantasia documentata (alla sceneggiatura con Mendes c’è Krysty Wilson-Cairns con ricerche effettuate presso l’Imperial War Museum).
Ambientato nel 1917 del titolo, coi tedeschi che ripiegano verso Siegfriedstellung- nota anche come linea Hindenburg- e gli inglesi che non sapevano se i nemici si fossero ritirati o arresi, il film racconta il viaggio verso la terra di nessuno di due giovani soldati dell’8° Battaglione, chiamati a consegnare un messaggio di vitale importanza destinato a salvare le vite di 1600 uomini.
C’è da scongiurare l’assalto delle truppe inglesi ai tedeschi in fuga (o forse no) e i caporali Schofield (George MacKay, uno dei giovani attori di Captain Fantastic) e Blake (Dean-Charles Chapman, noto al grande pubblico per la partecipazione alla serie tv Il trono di spade)) hanno l’ordine di dirigersi fino a sudest, presso la cittadina di Ecoust, dove dovranno individuare il battaglione appostato nel bosco di Croisilles (nel quale c’è anche il fratello tenente di Blake) e recapitare al Colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch) una lettera del Generale Erinmore (Colin Firth) che ordina l’annullamento dell’attacco programmato.
Una vera e propria corsa contro il tempo (come in Dunkirk il passare dei minuti è fondamento dell’intero film) che in 15 km da percorrere a piedi mette in scena le atrocità della guerra e lo solitudine del soldato di fronte alla natura diventata improvvisamente nemica.
Ma il film di Mendes non sarebbe lo stesso senza l’idea alla base della rappresentazione. Girare il film quasi tutto in esterni attraverso una serie di riprese lunghe e ininterrotte (si è lavorato con la luce naturale e soltanto con il cielo coperto perché i raggi solari possono generare ombre non sempre ottimali per le inquadrature) successivamente collegate fra loro con un montaggio invisibile in modo da sembrare un piano sequenza di 120’.
Ed ecco allora che tra reticolati e cavalli morti (come in War Horse di Spielberg), crateri di cadaveri e pozzanghere di fango, polvere negli occhi ed esplosioni causate da topi, cecchini e aerei abbattuti, Mendes catapulta il pubblico in una sorta di soggettiva sulla guerra che, soprattutto nella prima ora, genera una tensione emotiva quasi insopportabile.
Con lo spettatore chiamato all’identificazione totale coi due soldati in un viaggio di stupefacente realismo che perde colpi nell’ultima mezzora, quella dove cala il buio- fisico e metaforico- e alla guerra di posizione si sostituiscono l’irrealtà di alcune sequenze (su tutte la caduta nella cascata e la foto del finale che appare miracolosamente intatta) e un misticismo che contempla il ritorno alla vita (didascalica la sequenza della ragazza col neonato abbandonato nella casa in rovina ad Ecoust) e che porta la pellicola in zona Malick.
Accompagnato dalla splendida e funzionale colonna sonora di Thomas Newton, 1917 è una storia in tempo reale che si dispiega davanti ai nostri occhi in una sorta di videogames d’autore nel quale non ci sono punti in palio ma ci si riflette nell’orrore di una guerra senza tempo. Film sul coraggio di eroi invisibili e sulla dedizione assoluta al compito assegnato, con Mendes che fa della forma il contenuto e percorre ogni metro al fianco dei suoi due protagonisti in un altro film di guerra sul campo (Platoon è il rimando più evidente) che lascerà il segno nella sterminata filmografia del genere.
In sala dal 23 gennaio distribuito da 01