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martedì 22 ottobre 2019
di Cristina Giovannini
Tutto il mio folle amore
Un on the road ironico e commovente su genitori e sentimenti

Un padre e un figlio alla scoperta di un legame affettivo, in un viaggio on the road tra Slovenia e Croazia.
Liberamente tratto dal romanzo di Fulvio Ervas Se ti abbraccio non aver paura, il nuovo film di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore, presentato Fuori Concorso a Venezia 2019, è una bella storia di sentimenti che affronta il tema del diverso con leggerezza e spruzzate di ironia.

Il diverso in questione e protagonista è Vincent un ragazzo autistico di 16 anni con grossi problemi relazionali il cui padre naturale, tale Willi, è un cantante giramondo e squattrinato che non lo ha mai conosciuto perché ha abbandonato Elena, la madre, quando ha saputo che era incinta.
Per fortuna, dopo periodi davvero difficili Elena ha incontrato Mario, che l’ha sposata e ha adottato Vincent prendendosi cura di entrambi. Ma una sera, all’improvviso, Willi riappare sulla scena intenzionato a conoscere suo figlio e scopre che non è proprio come lo immaginava. Cacciato di casa da Elena, che gli rinfaccia il passato, Willi si rimette in strada ma non può sapere che all’interno del suo furgone si è nascosto Vincent.
Da qui l’inizio di una grande e movimentata avventura che coinvolgerà tutti e quattro i personaggi attraverso i Balcani.

Tornando a cavalcare il genere del road movie a lui più congeniale (pensiamo a i precedenti Turnè e Marrakech Express), Salvatores mette in scena un film di ampio respiro come sono i vasti paesaggi, brulli e sassosi attraverso i quali si muovono Vincent e Willi e che fanno da cornice a una vicenda, a tratti surreale, in cui padre e figlio imparano a conoscersi e a fare emergere l’amore che li unisce in maniera tutta istintiva e fuori dagli schemi.
Perchè, in fondo, l’amore non conosce davvero ostacoli.

Vincent, che prende il nome dal celebre brano di Don McLean dedicato al pittore Van Gogh (le cui note sentiamo riecheggiare spesso durante il film) è bello, espressivo, biondo come un angelo e ha il volto dell’esordiente nonché bravissimo Giulio Pranno.    

Willi è un Claudio Santamaria davvero convincente in questo ruolo sui generis di artista naif meglio conosciuto come il Modugno della Dalmazia  (impressionante la somiglianza fisica con il cantante).
E la scelta del titolo del film Tutto il mio folle amore non è casuale ma rimanda a un verso della canzone di Modugno Cosa sono le nuvole.

Mario ed Elena sono rispettivamente Diego Abatantuono, attore feticcio del regista, le cui salaci battute tipo “La felicità non è un diritto ma è un colpo di culo” punteggiano piacevolmente la narrazione e una sofferta Valeria Golino.   

Tra corse folli in moto cantando a squarciagola e pericolosi attraversamenti di frontiere: "Loro vengono di qua – spiega Willi incrociando gruppi di clandestini che cercano di sconfinare nel nostro paese - e noi andiamo di là"; tra notti sotto cieli stellati ed esibizioni canore a matrimoni gitani; tra fughe, inseguimenti e riprese il film di Salvatores non lesina in emozioni.
Girato con grazia, privilegiando naturalezza e spontaneità si lascia vedere e gustare.

In sala dal 24 ottobre 2019 distribuito da 01 Distribution



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http://www.01distribution.it

 
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