Era ora. Il cinema italiano torna a trionfare e nella 86° edizione degli Acadey Awards celebrata stanotte a Los Angeles vince l’Oscar per il miglior film straniero. Non succedeva dall’exploit di Roberto Benigni, nel ’99, con La vita è bella. Sorrentino, con La grande bellezza, regala all’Italia un premio meritato. Trionfano Gravity (7 Oscar, tra cui miglior regia) e 12 anni schiavo (miglior film)
|
"Sono emozionato e sollevato, ma molto molto felice". Queste le prime parole di Paolo Sorrentino che dal palco del Dolby Theater, accanto al suo attore feticcio Toni Servillo, libera tutta la sua emozione per una vittoria auspicata e forse un po’ annunciata ma non così scontata: "gli altri film erano dei concorrenti temibili" dice il regista de La grande bellezza, che con l’Oscar in pugno, sorride e ringrazia l’Academy per il premio. Poi, a sorpresa, cita le fonti della sua ispirazione: "Maradona, Fellini, Scorsese e i Talking Heads sono loro ad avermi insegnato che cosa è lo spettacolo, che sta alla base dello spettacolo cinematografico. Grazie infine alla città di Roma, a Napoli e alla mia personale bellezza, Daniela, Carlo e Anna" mormora il regista riferendosi alla sua famiglia.
Insomma, è fatta. Nella notte delle stelle, celebrata con un red carpet ’graziato’ dalla pioggia, ieri il cinema italiano è tornato a brillare dopo quindici anni di assenza. Ma ad illuminare la notte delle stelle sono stati anche Alfonso Cuaròn e Steve McQueen. Il cineasta messicano vince l’Oscar alla regia per il magnifico Gravity (in tutto il film porta a casa 7 statuette) mentre il regista americano conquista l’Oscar per il miglior film 12 anni schiavo, film che incassa anche altri due premi: quello per l’attrice non protagonista Lupita Nyong’o e per lo script non originale. L’Oscar per la sceneggiatura originale va invece, meritatamente, a Spike Jonze per Her; il cartoon Frozen porta a casa ben due statuette: per il miglior lungometraggio d’animazione e la miglior canzone.
Delusione per i favoriti della vigilia. Restano a bocca asciutta Martin Scorsese per The Wolf of Wall Street - neanche quest’anno DiCaprio riesce nell’impresa, ma si prende l’abbraccio del vincitore McCounaghey - e American Hustle, che avevano fatto il pieno di candidature. Il premio per la scenografia e i costumi vanno a The Great Gatsby. Confermati i pronostici, invece, per le statuette ai migliori attori protagonisti, rispettivamente Matthew McCounaughey per Dallas Buyers Club, e Cate Blanchett per Blue Jasmine di Woody Allen. "Ringrazio Dio, mio padre che mi ha insegnato ad essere un uomo e mia madre, che mi ha insegnato ad avere rispetto per me e per gli altri" dice nel suo lungo discorso di ringraziamento McCounaghey.
L’Oscar all’attore non protagonista è andato all’altro interprete del film di Jean Marc Vallée, Jared Leto, magnifico e credibile nel ruolo del trasgender malato di Aids: "dedico il premio a tutti i malati discriminati" mormora dal palco Leto, che accenna anche alla delicata questione Ucraina e al Venezuela. Della notte delle stelle, tra tweet in diretta e ’selfie’ cliccatissimi sul web, ricorderemo però Steve McQueen che per i suoi ringraziamenti dal palco tira fuori dalla tasca il caro, vecchio fogliettino di carta: "Grazie a Brad (Pitt, attore e produttore, ndr), al cast, all’Academy e alla mia famiglia - mormora il regista di 12 anni schiavo, ricordando poi che - non si deve sopravvivere: tutti devono poter vivere. Dedico il premio a chi ancora oggi soffre in schiavitù". E poi si lascia andare a un salto liberatorio (foto n. 6). Hip hip urrà!!!
|