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venerdì 8 novembre 2013
di Alessandra Miccinesi
VERONESI, L’ITALIA E GLI EROI
Il regista apre il festival di Roma con la commedia "L’ultima ruota del carro".Storia di un italiano
Attraversare in punta di piedi quarant’anni di storia italiana, dall’omicidio Moro al lancio di monetine su Craxi, dall’Italia campione del mondo di calcio nell’82 alla discesa in campo di Silvio Berlusconi, e dalla malasanità al malcostume dei concorsi pilotati. Guardare il panorama storico-sociale che cambia, inevitabilmente, attraverso l’alternarsi di mode e costumi; seguirne l’involgarimento attraverso lo sguardo puro e coerente di un uomo

Attraversare in punta di piedi quarant’anni di storia italiana, dall’omicidio Moro al lancio di monetine su Craxi, dall’Italia campione del mondo nell’82 alla discesa in campo di Berlusconi, e dalla malasanità al malcostume dei concorsi pilotati. Guardare il panorama storico-sociale che cambia, inevitabilmente, attraverso l’alternarsi di mode e costumi; farlo con garbo, e seguirne l’involgarimento attraverso lo sguardo puro e coerente di un uomo dall’animo quieto. Un semplice, onesto, leale lavoratore, che se ne sta affacciato alla finestra della grande Storia italiana senza mai perdere di vista la sua vita, rifiutando la tentazione di prendere pericolose scorciatoie, alternando le professioni più umili (dal tappezziere al traslocatore, dal cuoco d’asilo alla comparsa cinematografica) per restare a galla.

Quanto è difficile rimanere fedeli a se stessi mentre intorno tutto cambia e il modello da seguire scivola sempre più in basso sul crinale del degrado, tra faccendieri e corruzione? Ce lo racconta, in modo sfumato ma senza mai affondare i colpi, Giovanni Veronesi, regista e sceneggiatore di una pellicola che porta alla ribalta l’ombra della commedia all’italiana aurea. Quella graffiante e caustica di Risi, Scola e Monicelli, tanto per intenderci. E il primo titolo che viene in mente, pensando a L’ultima ruota del carro è C’eravamo tanto amati, ma il paragone è onestamente improponibile. 
Perché il film di Veronesi è intimo, sincero. E umile, un po’ come un pentagramma scritto per un’orchestra di molti elementi suonato, invece, in un concerto da camera.

La commedia sceneggiata da Veronesi con Ugo Chiti, Filippo Bologna e Ernesto Fioretti s’ispira alla vita di quest’ultimo (sullo schermo Ernesto è interpretato da un immenso Elio Germano) autista di produzione romano, la cui esistenza è scandita da una costellazione di eventi, grandi e piccoli, collettivi e privatissimi, che ci fanno passare sotto gli occhi (per chi ha vissuto quegli anni) il film della nostra vita che lentamente cambia colore. E sapore. Accolto tiepidamente alla proiezione stampa, L’ultima ruota del carro è interpretato oltre che da Germano da Alessandra Mastronardo (sua moglie Angela), Ricky Memphis (l’amico del cuore di Ernesto, Giacinto), Alessandro Haber (il Maestro), Massimo Wertmuller (papà di Ernesto) e Sergio Rubini. Nel cast anche Maurizio Battista, Francesca D’Aloja e Dalila di Lazzaro.

Volevo raccontare la storia di un eroe dei nostri tempi, un uomo normale a cui nessuno alla fine darà una medaglia – dice in conferenza stampa Veronesiquella gliel’ho data io, idealmente, facendo questo film”.  Litorali semideserti e campetti di periferia, maestri della pittura e song di Duran Duran, vecchi computer e ricchi eccentrici. “Niente eroi o boss, ma persone normali per riscoprire la commedia all’italiana – esordisce Elio Germano, che per questo film si è preparato ascoltando i racconti di vita di Ernesto -. L’Italia ci mette di fronte a dei paradossi per cui non sai se ridere o piangere” spiega l’attore che grazie a questa storia spalmata nell’arco di quarant’anni ha la possibilità di sfruttare più registri, passando dai capelli lunghi e dagli entusiasmi degli anni settanta  alle rughe e i capelli grigi di un anziano che, nell’unico momento di disillusione e disincanto, rischia di sciupare il suo credito con la vita.

Ed è proprio il talento di Elio Germano a sollevare di peso il film, portandolo sulla schiena come fa il suo personaggio con i frigoriferi da trascinare su per le scale. Ma un ringraziamento speciale va a Alessandro Haber, capace di interagire con Germano nei momenti più esilaranti e commoventi della commedia, e di regalare un’anima vera al suo personaggio (un maestro della pittura) senza trasformarlo in un’inutile figurina. Da vedere
Nelle sale dal 14 novembre distribuito da Warner Bros


 
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