Si comincia nel 1994, col funerale del pitone di Cicciolina (Gli ha mangiato la testa… sussurra in camera l’incredulo e addolorato Riccardo Schicci impersonificato da Pietro Castellitto) e con una sorta di piccolo bignami d’epoca visivo che ci presenta uno ad uno i personaggi simbolo di quella strampalata compagnia di eccentrici e trasgressivi utopisti che si era messa in testa di liberare l’immaginario erotico collettivo trasformando l’amore libero nel nuovo fenomeno del porno d’autore.
Due anni dopo Settembre, il suo premiato debutto al lungometraggio con una delle più belle commedie corali degli ultimi anni, Giulia Louise Steigerwalt con Diva Futura (in concorso a Venezia) alza il tiro con un ritratto d’epoca che spariglia la cultura di massa ma che finisce nell’omologazione televisiva.
Scritto dalla regista e prodotto da Matteo Rovere, l’opera seconda della Steigerwalt è visto attraverso l’io narrante di Debora Attanasi (sullo schermo una ringiovanita Barbara Ronchi), la segreteria di Schicchi e autrice del romanzo autobiografico Non dite alla mamma che faccio la segretaria dal quale è tratto il film.
Bullizzato da piccolo e circondato da donne bellissime, Schicchi porterà le sue ‘artiste senza limiti’ alla ribalta nazionale con una visione amorale e mai immorale che si trasformerà in grande illusione ed incubo ad occhi aperti.
Dalle radio e le tv locali al fenomeno dei VHS, dal Partito dell’Amore alle retate di polizia, dalla candidatura di Moana Pozzi (sullo schermo Denise Capezza) a sindaco di Roma al figlio conteso di Cicciolina (Lidija Kordic) fino alla deflagrazione di questa grande e coloratissima famiglia allargata a luci rosse (A noi stupire e creare scandalo piaceva tantissimo confessa Schicchi).
Con l’avvento dell’hard (Eva Henger, che nel frattempo ha sposato Schicchi, scopre la brutalità dei nuovi set) e la violenza abbinata alla mercificazione del corpo che si sostituisce alla presunta arte.
Mentre tra gelosie e rivalità, contraddizioni e attacchi diabetici, animali in ufficio e l’irruzione di Internet (Ha rovinato tutto dice Schicchi) Diva Futura non riesce mai a trovare né un tono né un centro rivelandosi frammentario ed episodico.
Con inserti d’epoca nei quali si vedono i veri Pippo Baudo e Maurizio Costanzo dialogare con le attrici che interpretano le porno star (effetto straniante ad essere generosi), due piani temporali che il montaggio confuso di Gianni Vezzosi non esalta, accuse politiche (Rivoluzionare il costume alla luce del sole, questa la colpa di Schicchi) e una drammaticità incombente (il tumore al fegato di Moana, il monologo in camera di Eva Henger/Tesa Litvan sul desiderio maschile) che stona con l’aria stralunata e stravagante dello Schicchi mimetico di Castellitto che meritava un ritratto più incisivo e sfumato.
Larry Flint di Milos Forman (la vera storia del pornografo miliardario fondatore della rivista Hustler) e Boogie Night di Paul Thomas Anderson sull’ascesa e la caduta di un giovane pornoattore, sono riferimenti lontanissimi.
Occasione mancata e forse era meglio, per dirla alla Troisi, ricominciare da tre. Oppure farne una serie per approfondire le mille anime di questo film volutamente ingenuo e contraddittorio.
In sala prossimamente distribuito da Piper Film