Un corridoio sfocato dal fondo del quale arrivano le urla di un litigio, una porta da non aprire e due bambini che si fanno forza l’un l’altro aspettando che passino in fretta quei minuti interminabili.
Inizia così, con una sequenza da horror familiare, Familia di Francesco Costabile, ispirato a fatti realmente accaduti (il film è tratto dal libro autobiografico Non sarà sempre così di Luigi Celeste) e alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti (ma avrebbe meritato il concorso).
Melodramma nero, thriller psicologico e racconto di violenza domestica che non fa sconti a nessuno, il secondo film del regista di Una femmina è un angosciante e livido racconto di formazione di due figli costretti a subire i violenti soprusi di un padre violento (il sempre magnifico Francesco Di Leva) che vessa da anni la madre (una intensa e dolente Barbara Ronchi), umile donna delle pulizie, caratterialmente incapace di reagire e disillusa sul potere della denuncia.
Cancellato dallo stato di famiglia e con una nuova serratura alla vecchia porta di casa, riecco Franco dopo 9 anni di carcere riaffacciarsi nella vita di quel terzetto sopravvissuto miracolosamente a tanto dolore. Ma se la madre è disposta ad accoglierlo (un po’ per amore malato molto per paura di ciò che potrebbe succedere in caso contrario) è nella diversa relazione coi figli che si sprigionano le dinamiche di un dramma claustrofobico e senza apparente speranza.
E così mentre Alessandro (Marco Cicalese) ha trovato lavoro e non ne vuole più sapere di quel padre che gli ha reso l’infanzia un inferno, Luigi (uno straordinario Francesco Gheghi, premiato a Orizzonti per la migliore interpretazione maschile) sembra avere molto a che fare col carattere paterno. Nullafacente e unitosi ad un gruppo di estrema destra (Sti cazzo de’ padri ce devono rovinà la vita gli dice il capo fascista), frequenta una ragazza che studia (Tecla Insolia) ma respira ancora rabbia e sopraffazione, elementi vitali di un carattere formatosi all’ombra della violenza.
Tra flashback rivelatori (l’allontanamento dei figli e il trasferimento in una struttura protettiva) e impossibili riunioni (il doppio pranzo di famiglia che finisce in accuse sancendo l’impossibile normalità coniugale), labirinti di specchi e vecchi temi scolastici, scenate di gelosia (la busta della spazzatura gettata di notte), procedure di polizia e referti ospedalieri, Familia mette in scena il prezzo della rinascita attraverso una vera e propria via crucis sentimentale ed affettiva.
Senza un filo di retorica e con la macchina da presa incollata agli sguardi dei protagonisti, Costabile filma l’infanzia negata e il senso di appartenenza che attraverso i legami di sangue vincola ad un destino da scontare senza appello. Con quel finale brutale e shakespeariano che recide volontariamente il cordone padre-figlio nel nome di un domani migliore e dove finalmente non ci si debba più nascondere. Da non perdere.
In sala dal 2 ottobre distribuito da Medusa