Una scrittrice di successo (Sandra Hüller) riceve nel suo chalet isolato sulle Alpi, vicino a Grenoble, una studentessa che la vuole intervistare per la sua tesi. Il clima è cordiale, la ragazza parla dello stile dei suoi romanzi, dove realtà e finzione si confondono, mentre il marito della donna è in mansarda a fare lavori di ristrutturazione e il figlio 11enne e ipovedente (Milo Machado Graner) è a passeggio col cane tra la neve. Improvvisamente ecco una musica assordante messa dall’uomo, la conversazione tra le due donne costretta ad interrompersi e la macabra scoperta del figlio al ritorno dalla camminata: il padre è morto.
Caduto dall’alto in circostanze misteriose e con l’autopsia incapace di chiarire le cause del decesso ecco quella donna, tedesca di nascita e che parla col figlio in inglese rifiutando il francese (vengono i brividi a pensare al film doppiato in italiano), accusata di omicidio e messa a processo. A difenderla un suo vecchio amico avvocato, innamorato di lei in gioventù e disposto a credere alla sua innocenza.
Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Anatomia di una caduta è un thriller psicologico di rara precisione che dettaglia e scava inesorabilmente tra le pieghe di un rapporto familiare senza esclusione di colpi.
Scritto col compagno Arthur Harari, il quarto lungometraggio di Justine Triet fa della caduta fisica ed emotiva di quel corpo il simbolo del declino della storia d’amore tra i due protagonisti. Suicidio od omicidio? Collisione o colpo? Dopo 150’ lo spettatore non avrà una risposta definitiva tra tracce ematiche e lividi sulle braccia, discrepanze e sensi di colpa, tradimenti e frustrazioni.
Con quel ragazzino (e il suo cane…) che diventa l’ago della bilancia (il Ministero della Giustizia invia una donna nello chalet per proteggere la sua testimonianza) di un verdetto che lascia spazio al dibattito.
Mentre il film della Triet scava a poco a poco come una goccia nella testa dello spettatore, chiamato ad interpretare fatti e congetture, senza l’ausilio di informazioni privilegiate.
Vengono a galla risentimenti e manipolazioni (il marito aveva velleità di scrittore ma si è dedicato all’insegnamento e all’homeschooling per il figlio mentre la moglie le rubava l’idea di un suo vecchio scritto), l’audio di un furibondo litigio avvenuto il giorno prima della morte e un’overdose di medicinali avvenuta 6 mesi prima.
Con la donna che si scopre essere bisessuale e quel marito che non accetta più di rinunciare al suo tempo per lei e in cerca di rivincite. Mentre si susseguono le testimonianze in aula e quella intricata matassa familiare si complica sempre più.
Ritratto di donna provocatorio e fuori dagli schemi (il film deve moltissimo alla straordinaria interpretazione della Hüller capace di sguardi gelidi, silenzi che parlano e un autocontrollo intimamente lacerato) Anatomia di un caduta (o di un matrimonio?), oltre un milione di spettatori al botteghino francese nel primo mese di programmazione, non spettacolarizza il dramma giudiziario come in un film americano ma sceglie la strada del rigore e della meticolosità rischiando qua e là l’effetto ripetizione.
E quel perché è successo? invocato in aula dal bimbo che sembra non credere più alla madre, che forse è la chiave di tutto.
In sala dal 26 ottobre distribuito da Teodora Film