Parla di seconde vite e possibili rinascite Nessuno deve sapere del belga Bouli Lanners che si ritaglia anche la parte del protagonista: un robusto e tatuato ultracinquantenne fuggito dal suo paese chissà perché e finito in mezzo alla bellezza selvaggia e mozzafiato dell’Isola di Lewis, in Scozia.
Taciturno e solitario ma gran lavoratore in una fattoria che alleva montoni e che fa capo ad un’antica famiglia di protestanti del luogo, Phil verrà trovato inerme, a pochi passi dal mare, colpito da un ictus.
Inizia da qui un vero e proprio thriller dei sentimenti alla scoperta del passato dell’uomo che in preda ad una amnesia temporanea non ricorda nulla di ciò che è stato. Ad accompagnarlo nel difficile cammino ecco Millie (Michelle Fairley), la matura ed elegante figlia dell’anziano proprietario della fattoria che gli rivela la loro precedente relazione clandestina.
Verità e finzione si confondono nella testa dell’uomo e in quella dello spettatore (un personaggio cita ironicamente Jason Bourne…) con i silenzi e i giochi di sguardi tra i due magnifici protagonisti a fare da filo rosso ad una storia che ha il coraggio di esplorare i sentimenti nascosti di una coppia di personaggi né giovani né belli.
Tra regole imposte e riti domenicali (le donne col cappello in testa la domenica in chiesa), vecchie foto di famiglia e soprannomi che condannano (La regina di ghiaccio), sermoni sul peccato e un dalmata conteso, il film di Bouli Lanners sublima le attese e i segreti da condividere attraverso corpi e paesaggi che si fanno metafora di una condizione umana. E quelle mani intrecciate al funerale nel sottofinale a simboleggiare un commovente nuovo inizio regolato dal destino.
In sala dal 1 dicembre distribuito da Kitchen Film