Una madre e una figlia, la vita e l’arte, i sentimenti inconfessati e il principio creativo. A due anni di distanza dal suo esordio dietro la macchina in presa in un cortometraggio (Being My Mom), Jasmine Trinca si riaffida alle stesse attrici (Alba Rohrwacher e la piccola Maayane Conti) per il debutto da regista sul grande schermo. Presentato in anteprima a Cannes in proiezione speciale, Marcel! è un film doloroso e autobiografico (dedica finale ai genitori), astratto e sin troppo programmatico.
Sinossi scarna: una bambina ama sua madre, ma sua madre ama Marcel, il suo cane. Personaggi senza identità (l’animale è l’unico ad essere chiamato per nome) per una storia di fantasmi del passato, ricerca del proprio posto nel mondo e di ricordi laceranti che si fanno (o provano a farsi) salvifica immagine artistica.
Con quella donnina esile e lunare che da artista di strada si accompagna al suo fedele cagnolino nelle sue esibizioni e intanto trascura la figlia che per farsi notare dovrà compiere un gesto estremo. Giornate assolate nella Roma testaccina e suonate di sax in attesa di esibirsi vicino alla madre, visite ai nonni (il silenzioso Umberto Orsini e una Giovanna Ralli che sublima il ricordo del figlio morto) e coetanei che la snobbano o non la capiscono.
Cosa cerchiamo se non risposte, se non ritorni? si chiede quella Gelsomina che confonde circo e realtà e si erge a guida spirituale di un film indefinito e sfumato che vive di slanci e cadute, sequenze metafisiche e visioni dal futuro.
Tra ombre cinesi e gambe intrecciate, cacce mistiche al cinghiale e prove di suicidio (Portami con te dice la figlia alla madre assorta sul muro), scrigni sul cuore, sagre del cocomero (coi sosia di Al Bano e Romina che cantano Ci sarà) e danze di aquiloni (bellissimo e struggente il finale), Marcel! (scritto dalla Trinca con Francesca Manieri) è opera di attese e silenzi (Niente è invisibile agli occhi come quello che si vede) che rinuncia all’empatia emozionale con lo spettatore rifugiandosi nel minimalismo sperimentale che si traduce nel compiaciuto più che nel sentito.
Con sequenze allungate oltremisura, tempi rarefatti che si fanno morti e la via dell’onirico a farsi largo. Peccato perché alla Trinca il coraggio non manca e la direzione degli attori è notevole (nel cast apparizioni di Dario Cantarelli, Giuseppe Cederna, Valentina Cervi e camei di Valeria Golino e Paola Cortellesi) ma nonostante la divisione in dieci capitoli che dovrebbero segnare le tappe di una trasformazione interiore dei personaggi a dominare è lo schema più che la complessità psicologica.
In sala dal 1 giugno distribuito da Vision