Tutto in una notte per sei aspiranti comici. Al termine di un corso serale di stand-up comedy si preparano ad affrontare un’esibizione dal vivo con in palio un contratto televisivo offerto da un giudice-manager (Christian De Sica) con un passato da cabarettista di successo.
Basato sull’omonima commedia teatrale di Trevor Griffiths del ’75, già portata in scena da Salvatores nell’85 per tre anni al Teatro dell’Elfo di Milano con un cast di giovani attori dell’epoca (Rossi, Bisio, Storti, Sarti, Orlando e Catania), Comedians aggiorna all’epoca del politicamente corretto le regole della comicità privilegiando stavolta, rispetto alla versione teatrale più improvvisata ed anarchica, il lato più riflessivo e sotterraneo di una combriccola di dilettanti in cerca di una parte.
Assenti le donne (come nel testo originale di Griffiths) e sotto l’ala protettiva di Eddie Barni (Natalino Balasso), il loro maestro devoto ad una comicità intelligente e senza compromessi, sfilano uomini in cerca d’autore e di opportunità. Tra fallimenti umani e professionali Ale e Franz, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Giulio Pranno (di nuovo con Salvatores dopo la bella prova in Tutto il mio folle amore) e Vincenzo Zampa sfilano e si combattono a colpi di improvvisazioni e imprevisti, scioglilingua e stereotipi in una sorta di antologia comica che disegna i confini della comicità dall’intrattenimento, della conquista artistica dal successo ad ogni costo.
Con quell’esaminatore disilluso e in cerca di galline dalle uova d’oro che contrappone la sua filosofia spicciola (Due risate sono meglio di una) a quella del vecchio nemico di un tempo mentre le didascalie orarie sullo schermo scandiscono come in un thriller il tempo che manca all’esibizione.
Osare o scendere a patti con la realtà? Comicità come missione o medicina? Barzellette o dolente clownerie? Peccato che il film di Salvatores- girato in tempo di pandemia in quattro settimane dopo due di prova con gli attori- sembra sfogliarsi e dispiegarsi come un libro piuttosto che farsi cinema. Con la teoria che prevale sulla pratica e un’ambientazione notturna da film horror in un’aula scolastica (c’è anche una bidella allucinata…) che poco s addice al contesto.
Poco credibile anche la cornice sugli emarginati accompagnata dalle magnifiche note di Tom Waits per un film che finisce per far rimpiangere Kamikazen (1987), altra variazione sul tema del testo di Griffiths. Anche se è evidente che questo non è un film comico ma sul comico, qui si finisce per ridere col contagocce (nell’adattamento di Salvatores sono pochissime le battute che vanno a segno) e rimpiangere di non saperne di più sul privato di quel pugno di personaggi senza maschera.
Alla fine resta la sensazione di aver assistito alla sofferta messa in scena di un manuale professionale più che allo sviluppo di una narrazione capace di scatenare domande e sentimenti. Quasi un punto e a capo per un regista che ha fatto della sua originale sperimentazione in generi diversi la sua bandiera.
In sala dal 10 giugno distribuito da 01