Una storia invernale ambientata in un piccolo angolo di paradiso estivo per turismo d’élite. Cosa si nasconde nelle vite e nelle strade di personaggi intrappolati in piccole fortezze custodite da sofisticati circuiti di telecamere di sicurezza? Fin dove possono spingersi ambizione e voglia di potere?
Diretto da Peter Chelson (Serendipity, Shall we dance?) e ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon, l’acclamato autore de Il capitale umano, Security è il primo thriller Sky Original.
Dalla Stoneleigh del New England (dov’era ambientato il libro) a Forte dei Marmi in Toscana, tra una comunità microcosmo isolata dal mondo esterno, il film trasforma quella che in apparenza si rivela solo una lite familiare in un gioco al massacro dove viene messa alla sbarra l’ipocrisia e l’apparenza luccicante costruita sul malaffare umano e politico dell’aristocrazia da salotto.
Si comincia con una ragazza ferita e sanguinante (Beatrice Grannò) che in piena notte chiede aiuto. Chi le ha fatto del male? Si sospetta del padre (Tommaso Ragno), un alcolizzato in preda ai fantasmi del passato, ma la ricerca della verità sarà più articolata e complessa.
Qual è il prezzo della sicurezza? Prova a rispondere Roberto Santini (Marco D’Amore), il responsabile della sicurezza delle belle villette a schiera che stenta a prendere sonno la notte e vive con insofferenza la scalata politica della moglie (Maja Sansa) in corsa per la poltrona di nuovo sindaco. Col passato e il presente che si danno la mano in un andirivieni di personaggi in bilico tra illusione e illegalità.
Ed ecco vecchi amori che ritornano (Valeria Bilillo) e adolescenti problematici (Giulio Pranno e Ludovica Martino), un imprenditore con la mania dell’igiene (Toccare è come maneggiare carne morta dice Fabrizio Bentivoglio) e un professore di scrittura creativa (Silvio Muccino) che inneggia alla ricerca della verità senza censure.
Tra riunioni di famiglia, slogan politici (Per un Paese più sicuro... campeggia sul manifesto elettorale della candidata sindaca), debolezze e pregiudizi (E’una salita ripida il ritorno alla normalità, non tutti ci riescono dice D’Amore), Security vuole portare alla superficie la polvere nascosta sotto il tappeto di una provincia opulenta e vanesia ma il risultato non è sempre convincente.
Colpa di una tensione che latita, di dialoghi infarciti di frasi fatti o, peggio, filosofeggianti (sceneggiatura dello stesso regista con Tinker Lindsay, Michele Pellegrini, Amina Grenci e Silvio Muccino che si regala perle di saggezza involontariamente comiche) e di un climax, narrativo e ambientale, che stenta a risaltare (perché solo Maja Sansa parla in toscano?).
La bella confezione (lode alla fotografia di Mauro Fiore, Oscar nel 2010 per Avatar) e un finale con voce fuori campo (E’ triste quando una comunità si riunisce solo per una tragedia) che rimanda curiosamente al tempo della pandemia (il film è stato girato poco prima) non riscattano l’insieme che sa di occasione mancata.
Dal 7 giugno su Sky Cinema e Now