In un istituto religioso italo-argentino a Buenos Aires per ragazze madri si consumano i destini di donne e femminilità apparentemente agli antipodi. Anime e corpi in lotta tra di loro tra regole ferree e amore cristiano nella condivisione di un mondo chiuso, affascinante e paradossale.
Tra i nostri registi solo Saverio Costanzo, nel magnifico In memoria di me (2007) era riuscito finora a descrivere con precisione assoluta la vita di un convento religioso e l’ingresso in quella vita di silenzi di un giovane che sceglieva di entrare in noviziato. A fare ottima compagnia al regista romano arriva ora Maura Delpero, bolzanina formatasi in drammaturgia a Buenos Aires e insegnante di cinema per 4 anni in un centro di accoglienza per giovani madri (Nel film c’è tanto di me, del mio presente e del mio passato scrive la regista nelle note stampa).
E la conoscenza degli ambienti e dello spazio vissuto è al centro di questo magnifico inno alla femminilità repressa travestito da thriller religioso. Al centro del quale si stagliano tre donne agli antipodi chiamate ad interpretare, in un potente cortocircuito emotivo, i dubbi e la vocazione di spiritualità inquiete. Ed ecco l’amicizia e la solidarietà delle 17enni Lu (Agustina Malale) e Fati (Denise Carrizo) venire messa in pericolo dall’arrivo di una suora appena arrivata dall’Italia (Lidija Liberman) per terminare il noviziato e prendere i voti perpetui.
Ribelle per natura la prima, più devota e rassegnata e di nuovo in procinto di partorire la seconda (Ci tocca sopportare, non abbiamo scelta, questa non è casa nostra), queste adolescenti chiamate a cancellare la loro carta anagrafica in nome delle responsabilità di un ruolo da assumere contro natura incroceranno dolori e rabbia repressa con quella nuova religiosa che scoprirà la gelosia e l’invidia osservandole con un bambino in braccio.
Tra punizioni e sigarette fumate di nascosto, depilazioni con lo scotch e lezioni di sacra famiglia ai bambini, parabole e disegni strappati (gli sguardi di Nina, la piccola figlia di Lu interpretata da Isabella Cilia, sono tra i momenti più toccanti e riusciti del film) il primo e pluripremiato lungometraggio di finzione della Delpero si segnala per rigore ed essenzialità stilistica alla quale infondono calore e colore le interpretazioni magistrali di un cast al diapason.
Claustrofobico eppure pieno di sentimenti e passione, Maternal mette in scena i rituali e i tormenti di un pugno di personaggi che non si dimenticheranno facilmente. Perché forse anche a chi ha Dio può mancare qualcosa.
In sala dal 13 maggio distribuito da Lucky Red