Le canzoni di Raffaella Carrà sbandierate in una commedia musicale spagnola come vessillo di libertà e progresso culturale. Succede in Ballo ballo di Nacho Álvarez dove negli sfavillanti anni ’70, segnati però da una rigida censura dei costumi, la giovane Maria (Ingrid García-Jonsson) combatte tra voglia di libertà e regole da seguire.
Cresciuta in un convento e dopo aver abbandonato il suo promesso sposo italiano (Giuseppe Maggio) davanti alla scalinata di Piazza di Spagna (l’inizio è ambientato in una folcloristica città eterna) quella ragazza piena di vita e sogni nel cassetto decide che è l’ora di seguire al sua più grande passione: il ballo.
Complice un’amica fedele (Verónica Echegui), un nuovo lavoro in aeroporto e il caso, che come sempre mette lo zampino nel destino di ognuno di noi, eccola sulle tracce di Pablo (Fernando Guallar), un bel giovanotto che ha smarrito una valigia e si rivela essere il figlio del temibile censore televisivo (Pedro Casablanc) della principale rete spagnola.
Trovarsi negli studi de La noches de Rosa, il programma di punta dell’emittente dove una bella cantante spagnola si esibisce nei pezzi della Carrà, e improvvisare quattro passi di danza davanti al regista faranno il resto. Ma la strada verso la popolarità sarà contrastata da minigonne controllate col centimetro e dall’amore per Pablo che intende proteggere gambe e cuore della sua amata contro la sua volontà.
Tra musiche e coreografie in technicolor, passeggiate nel parco e deontologia professionale (Sei un dentista? chiede Maria a Pablo), massime di Confucio e statuette di Santa Chiara d’Assisi (la patrona della tv) Ballo ballo spreca un bel potenziale accontentandosi di filmare le note della Raffa nazionale (che compare in un cameo nel finale davanti al Colosseo) in un film con poca anima e troppo colore.
Scritto da Eduardo Navarro e David Esteban Cubero, il film si rivela così una bolla di sapone, un omaggio alla passione del regista ispano-uruguaiano per la Carrà (Ho saputo della sua esistenza nella mia adolescenza, quando l’ho vista ne sono rimasto affascinato e anni dopo sono caduto in ginocchio ai suoi piedi decidendo che un giorno avrei fatto qualcosa con lei) poco supportato da una sceneggiatura in grado di valorizzare i testi della musica piuttosto che il contrario.
Troppo superficiali e pittoreschi i personaggi del film per interessarci davvero a questa storiella sin troppo edulcorata e sentimentale per mettere in scena la libertà e l’audacia contro la rottura delle convenzioni. Ci volevano meno estetica e più sostanza per rendere davvero appetibili questi 110’ di note e balletti peraltro poco originali.
Disponibile dal 25 gennaio su Amazon Prime Video