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mercoledì 12 giugno 2019
di Claudio Fontanini
I MORTI NON MUOIONO
Un atto d’accusa contro i fantasmi del capitalismo firmato Jim Jarmush
Una cittadina immaginaria nel cuore della provincia americana, la radio e la tv che annunciano il cambio di rotazione dell’asse terrestre e strani accadimenti che si susseguono tra lo sconcerto dei 738 abitanti. Dagli elegantissimi vampiri di Solo gli amanti sopravvivono (2013) agli zombie di questo I morti non muoiono che ha aperto l’ultimo festival di Cannes, per Jim Jarmush è sempre una questione di aldilà
Una cittadina immaginaria nel cuore della provincia americana, la radio e la tv che annunciano il cambio di rotazione dell’asse terrestre, strani accadimenti che si susseguono tra lo sconcerto dei 738 abitanti e due poliziotti (Bill Murray e Adam Driver) chiamati ad indagare. 

Dai magnifici ed elegantissimi vampiri di Solo gli amanti sopravvivono (2013) agli zombie di questo I morti non muoiono che ha aperto l’ultimo festival di Cannes, per Jim Jarmush è sempre una questione di aldilà. E così mentre gli animali domestici scompaiono o si snaturano, gli orologi si fermano, i telefoni vanno ko e la luce solare si prolunga oltremisura ecco avanzare dalle tombe un esercito di non morti che si nutrono di esseri viventi risvegliati dai propri desideri in vita (Wi-fi, Chardonnay, Caffè…). 

Tra fattori razzisti (Steve Buscemi) e rubapolli eremiti (Tom Waits), brani tormentone (The dead don’t die del cantautore country Sturgill Simpson) e vecchie auto d’epoca (la Pontiac Le Mans del ’68 in omaggio a George Romero), metacinema (Andrà a finire male, lo so perché ho letto il copione dice Adam Driver ad un impassibile Bill Murray deluso per il trattamento artistico riservatogli dal regista) e un’addetta funebre che forse arriva da un altro pianeta (Tilda Swinton) I morti non muoiono è uno zombie movie allegro ma non troppo nel quale si sorride più per le caratterizzazioni dei personaggi (nel cast anche Chloë Sevigny, Iggy Pop, Danny Glover e Selena Gomez) che per la struttura narrativa. 

Flemmatico e prevedibile (con nota di demerito per l’evitabile  spiegone finale), stralunato e poco spaventevole, il film di Jarmush si risolve in un atto d’accusa contro i capitalismo e i suoi fantasmi (Gli zombie siamo noi...) raccontato dall’angolatura di una cittadina che si fa mondo (Centerville). Il cast amicale ed affiatato non basta a risollevare le sorti di questo divertissement d’autore dal fiato corto che non brilla di certo per originalità nella filmografia di uno dei più importanti cineasti del cinema indipendente statunitense. 

In sala dal 13 giugno distribuito da Universal Pictures


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http://www.universalpictures.it

 
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