Un trentenne che lavora in un obitorio e sogna di diventare famoso come scrittore (Lorenzo Richelmy), un grande produttore cinematografico (Luca Barbareschi) che non ha mai vinto il David di Donatello ma ne tiene a casa una copia comprata a caro prezzo, un’attrice tormentata (Valentina Bellè) in cerca di un ruolo da protagonista e una banda di camorristi che reclama soldi e pretende firme su future sceneggiature.
Curiosamente simile per soggetto all’ultimo film di Paolo Virzì (Notti magiche) ambientato nel sottobosco romano del mondo del cinema, Dolceroma di Fabio Resinaro è un coloratissimo e sfrenato mix di generi (si passa dalla commedia- la parte migliore del film- all’action per finire con una spruzzata di thriller) che regala a Barbareschi il ruolo della vita (Oscar Martello sono io ha detto il produttore) tra risate e azione ad alto ritmo.
Con una città tentatrice e lasciva (A Roma nessuno dice quello che fa e nessuno fa quello che dice) a far da sfondo alle rocambolesche vicende di un gruppo di personaggi che nel nome del successo e della popolarità sono disposti a compiere qualsiasi cosa.
Ed ecco che il romanzo dello scrittore (un Richelmy attonito e con la voce che somiglia a quella di Silvio Muccino), acquistato dal produttore in crisi finanziaria (i capitali sono della moglie Claudia Gerini che si rigenera immergendosi in una vasca piena di miele) diventa un film invendibile. Diretto da un regista incompetente (Luca Vecchi) e con l’attrice che teme ripercussioni alla sua carriera (nei panni della sua agente c’è Iaia Forte) bisogna trovare il modo per tranquillizzare il distributore (l’ottimo Armando De Razza) che preme per l’uscita nelle sale. L’idea è quella di inscenare il rapimento della protagonista e scatenare giornali e tv sulla notizia per poi lanciare il film.
Peccato che la criminalità organizzata irrompe davvero nella storia (a capeggiare la banda armata c’è Libero De Rienzo) e il poliziotto che indaga (Francesco Montanari) ha qualche scheletro sentimentale nell’armadio e un vecchio conto da regolare col produttore. Liberamente ispirato al bel romanzo di Pino Corrias (Dormiremo da vecchi edito da Chiarelettere) e ben diretto da Fabio Resinaro- per la prima volta in solitaria dopo Mine, l’ottimo esordio del 2016 con Fabio Guaglione- Dolceroma azzarda e manipola, intriga ed eccede in una spirale narrativa che sembra non accontentarsi mai e che non fa certo della misura il suo credo.
Emblematica in questo senso la prova- letteralmente incontenibile- di un Barbareschi con sigaro in bocca e katana in mano che vuota il sacco sul mondo del cinema. Sesso e politica, professionalità e libero mercato in un j’accuse ridanciano, visivamente ricco (quattro settimane di ripresa tra Roma e Praga) e condito da spruzzate di giallo tra realtà e immaginazione.
Con citazione finale (Il silenzio degli innocenti) e possibile sequel. Perché l’erba cattiva non muore mai…Nella colonna sonora (musiche originali di Andrea Bonini) si riascolta con piacere Brucia Roma, Venditti doc targato 1973.
In sala dal 4 aprile distribuito da 01