Un film liberatorio e perturbante, un mix di horror e romanticismo, un pugno allo stomaco che diventa carezza gentile, un film ufo imparagonabile a nulla visto finora sullo schermo. Può attrarre o respingere ma di certo non si rimane indifferenti di fronte a Border- Creature di confine, il secondo lungometraggio del regista svedese di origini iraniane Ali Abbasi.
Tratto da Gräns, un racconto di John Ajvide Lindqvist, definito lo Stephen King scandinavo e già autore del best seller tradotto in 12 lingue Lasciami entrare, il film è un viaggio nelle identità e nella natura segreta di due personaggi in bilico tra istinti bestiali e struttura sociale. Tina (Eva Melander) è una strana creatura dall’aspetto deforme. Vive in uno squallido appartamento isolato nel bosco con un uomo che alleva cani da combattimento, ogni tanto fa visita al padre malato e di giorno lavora come agente della dogana nota per il suo olfatto eccezionale.
Capace di fiutare stati d’animo e smascherare sensi di colpa, paure e vergogna, un giorno si imbatte in uno strano uomo dall’apparenza sospetta che la mette a dura prova. Vore (Eero Milonoff) è un essere indecifrabile dal quale Tina inizia ad essere irresistibilmente attratta. Sarà l’inizio della loro storia d’amore a farle scoprire la sua vera identità e a rivelarle che la sua vita, fino a quel momento, era stata soltanto una menzogna. Rivelare di più sarebbe troppo ma il film di Ali Abbasi, che scivola inesorabilmente dall’horror alla favola dark, si diverte a scardinare le regole e le convenzioni dei generi trasportando lo spettatore in un mondo- letteralmente- a parte.
Sorprendente e repellente (per certe sequenze occorrono stomaci forti), originale, favolistico e un po’ compiaciuto, Border combina una moltitudine di elementi in modo unico tra tra incubatrici di larve e cicatrici da fulmini, difetti genetici (Tina non può avere figli…) e pedopornografia (la parte debole del film, il sub plot dell’indagine investigativa che nel libro non esiste), ovuli non fertilizzati e sete di vendetta verso il genere umano (Se ti senti diversa è perché sei migliore di loro dice Vore a Tina).
Con l’intento di osservare la realtà e la nostra società attraverso un universo parallelo (anche se il film non parla certo della contrapposizione Noi/Loro), Border scava oltre la superficie mettendosi al servizio di altri corpi e altri sguardi. Un film di e su minoranze che mette in scena l’invisibile e getta un ponte tra realtà e fantasia.
Di certo non per tutti ma quelli che avranno la pazienza e la capacità di comprendere queste creature dalla coda recisa forse li scopriranno meno lontani di quel che sembrano. Miglior film a Cannes nella sezione Un Certain Regard, candidato all’Oscar per il miglior trucco, vincitore agli EFA per i migliori effetti visivi e, in Italia, miglior film all’ultimo Noir in Festival.
In sala dal 28 marzo distribuito da Wanted, PFA e Valmyn