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domenica 10 marzo 2019
di Claudio Fontanini
Sofia
Il bell’esordio alla regia della marocchina Meryem Benm’Barek premiato a Cannes
In Marocco l’articolo 490 del codice penale prevede da un mese a un anno di reclusione per le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. E’ la didascalia iniziale che apre Sofia, il bell’esordio alla regia di Meryem Benm’Barek  premiato per la miglior sceneggiatura a Cannes nella sezione Un certain regard

Ha studiato Asghar Farhadi, e si vede, questa 35enne nata in Marocco e cresciuta in Belgio che attraverso una storia intima e privata fotografa con precisione e sobrietà le contraddizioni sociali e le ipocrisie di una nazione che si fa mondo. Si comincia, come in un thriller domestico, con una bella tavolata familiare a Casablanca

C’è da festeggiare la conclusione di un affare tra la famiglia della ventenne Sofia (l’intensa Maha Alemi) che vive a casa con i genitori e una coppia di imprenditori agricoli francesi. Durante il pranzo la giovane accusa violenti crampi allo stomaco e con l’aiuto della premurosa cugina Lena (Sarah Perles), studentessa di medicina specializzanda in oncologia, si trova fuori casa alla ricerca di un ospedale. A casa nessuno conosce il suo stato di gravidanza e così quella fuga sarà l’inizio di un viaggio alla ricerca del padre per non infrangere la legge e ottenere un matrimonio riparatore. 

Con la regista marocchina che ribalta il concetto della donna come vittima della società patriarcale e mette in scena un perfido mondo femminile chiamato a salvare l’onore dell’apparenza tra contraddizioni sociali e tradizioni da rispettare. Un mondo dove gli uomini, sullo sfondo, sono chiamati a osservare più che a decidere e dove l’architettura (rivelatore il contrasto tra le case povere del quartiere antico e popolare di Derb Sultan e le ville ad Anfa che affacciano sull’Oceano) rivela i sogni e le illusioni di un’ascesa sociale che passa per le nozze

Tra pedinamenti e umiliazioni, sensi di colpa e rapporti di potere,  corruzioni e colpi di scena da non rivelare, il film della Ben’m Barek è un saggio pudico e controllato sui codici morali e le diseguaglianze sociali che tiene incollato alla poltrona lo spettatore per 85’ di gran cinema politico ed estetico

Camera fissa, primi piani che dettagliano su zone d’ombra e  fuoricampo decisivi, Sofia (lode alla distribuzione Cineclub Internazionale che lo fa uscire in sala soltanto nell’edizione in lingua originale sottotitolata) ribalta il concetto di vittime e carnefici in un gioco di ruoli che appassiona e fa riflettere. 

Una tragedia familiare potente e delicata (si veda il magnifico dialogo tra la zia di Sofia- vero e proprio deus ex machina della vicenda- e la figlia evoluta e buonista)  nella quale la polvere è nascosta sotto il tappeto delle apparenze e dove l’unica vera vittima è la verità. 
Con un bellissimo finale colorato e festoso che certifica la fine delle illusioni e la condanna alla falsità. Perché la gente si abitua a tutto e perfino l’amore può essere un lusso. 
Designato come film della critica dal Sncci.

In sala dal 14 marzo distribuito da Cineclub Internazionale         


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http://www.cineclubinternazionale.eu

 
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