Un giovane aspirante scrittore che lavora come bagnino e tenta in tutti i modi di togliersi la vita, un killer professionista prossimo alla pensione e a caccia dell’ultimo cliente. S’incontreranno casualmente di notte sul ponte di Chelsea dando vita alla commedia nera più divertente vista all’ultima Festa del cinema di Roma.
Scritto e diretto dall’esordiente Tom Edmunds, uno che strizza l’occhio ai Coen e al McDonagh di In Bruges, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) mette l’uno di fronte all’altro due personaggi che vogliono la stessa cosa da prospettive diverse. William (Aneurin Barnard, era uno dei soldati di Dunkirk), stanco di tormenti esistenziali e promesse mancate vuole farla finita ma non sa come (irresistibili i suoi sette tentativi precedenti andati a vuoto), Leslie (un superlativo Tom Wilkinson) è invece un impiegato di una sorta di clinica dell’eutanasia che uccide le sue vittime dopo avergli fatto firmare un contratto.
Peccato che quel ragazzo, dopo averla apposta e aver scelto il modo di morire su una brochure (Prendo il metodo rapido ed indolore da 2000 sterline, il più economico…), vedrà cambiare all’improvviso la propria vita. Ecco un editore pronto a pubblicare il suo libro e una ragazza disinibita e in carriera che lo ama (l’ottima Freya Mavor) a ricordargli che la vita è bella e merita di essere vissuta.
Purtroppo per lui quell’elegante killer, con moglie giocatrice di bridge e ricamatrice compulsiva ad aspettarlo a casa (la magnifica Marion Bailey di Turner) intende onorare a tutti i costi quel contratto firmato...
Tra maglioni a collo alto e biglietti da visita (professione assassino c’è scritto su quello di Leslie), morti improvvise e colpi di scena (la moglie del killer conosce o no la professione del marito che a casa parla col suo amato pappagallino?), nuova manovalanza (Quelli dell’est ci tolgono il lavoro! si lamenta il killer coi suoi colleghi londinesi), genitori schiacciati da un pianoforte che piove dall’alto e parodie politicamente scorrette (da lacrime il monologo su Michael J.Fox), il film di Edmunds viaggia a ritmo vertiginoso in un fuoco di fidi fila di dialoghi affilati e situazioni apparentemente estreme.
Perché la classe e la bravura di Wilkinson rendono credibile e persino commovente un personaggio non convenzionale ed estremo ma carico di umanità eppure sempre pronto a premere il grilletto. Con Edmunds che dopo un esilarante duello western in cucina con le pistole cariche sotto il tavolo si (e ci) regala anche un inaspettato e coraggioso finale. Della serie:non vissero tutti felici e contenti. Applausi.
In sala dal 22 novembre distribuito da Eagle Pictures