Deludente e anonimo horror, Slender Man di Sylvain White – nonostante il successo al botteghini americani (oltre 28 milioni in 3 settimane) e le aspettative dei giovanissimi – si rivela non certo originale benché ispirato al personaggio creato da Victor Surge alias Erik Knudsen, diventato fenomeno su internet, ma soprattutto perché senza tensione né suspense, e tanto meno regala allo spettatore qualche brivido.
Sceneggiato da David Birke, dai personaggi creati da Surge, narra le vicende di un gruppo di adolescenti. Quando una di loro scompare, le amiche del cuore si convincono che sia diventata l’ultima vittima di Slender Man. Ma le solite quattro ragazze ingenue e incoscienti – studentesse di una cittadina del Massachusetts che sognano una vita diversa - per scoprirlo non fanno altro che convocare il consueto uomo nero degli incubi dei ragazzi…
Sulla scia degli horror giapponesi su e per adolescenti, Slender Man sfrutta poco l’oscuro personaggio, tranne che visivamente, e naturalmente quasi tutto si svolge tra internet e cellulari, ma è un film che non fa paura – almeno a noi adulti e vaccinati – e, crediamo, nemmeno a chi il prodotto è destinato. E le ragazze sono ben poco caratterizzate così come il loro rapporto di amicizia, che resta confuso ed enigmatico fino alla fine, anche quando le giovanissime attrici, oltre le fisique du role, possiedono un talento ancora in erba.
Eccole: Joey King (Wren), Julia Goldani Telles (Hallie), Jaz Sinclair (Chloe), Annalise Basso (Katie), Taylor Richardson (Lizzie), assecondate da Alex Fitzalan (Tom) e Javier Botet (Slender Man).
Nelle sale italiane dal 6 settembre distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia