Un mestiere inusuale e poco visto sul grande schermo, un viaggio alla ricerca delle proprie origini che si metafora di vita e responsabilità, un inno alla figura paterna che riabilita un ruolo fondamentale all’interno del pianeta famiglia. Presentato lo scorso anno a Cannes alla Quinzaine, arriva solo ora nelle nostre sale uno dei film più belli e toccanti sui sentimenti e le dinamiche che governano i legami parentali.
Diretto con mano sicura dalla francese Carine Tardieu, qui al suo terzo lungometraggio, Toglimi un dubbio racconta di un artificiere ultra quarantenne (il magnifico François Damiens, fisico imponente e fragilità infantile) tornato in Bretagna dopo aver abbandonato le missioni di guerra per stare accanto alla giovane figlia incinta e senza un padre disposto a riconoscere il futuro nascituro.
Sarà proprio durante una visita di controllo della ragazza che scoprirà come l’uomo che fin lì l’ha cresciuto non è il suo genitore biologico. Con l’aiuto di una investigatrice privata che lo mette sulle tracce del suo vero padre, Erwan darà il via ad una serie di avvenimenti a catena che se da un lato faranno chiarezza sul passato (ma sarà proprio così?) dall’altro scompagineranno gerarchie a architetture familiari date per scontate.
E se in mezzo fa capolino anche l’amore (la meravigliosa Cécile de France è la figlia del suo nuovo padre ma lei non lo sa…) la faccenda si complica a dismisura. Interpretato da attori in stato di grazia al quale il copione (scritto a sei mani dalla Tardieu con Raphaële Moussafir e Michel Leclerc) regala finezza psicologica e dettagli rivelatori, Toglimi un dubbio resta sapientemente in bilico tra dramma e commedia in un andirivieni di lacrime e sorrisi che dimostra la classe e la vitalità del cinema francese.
Tra cinghiali morenti sotto la pioggia e cani che si chiamano coi nomi dei dittatori (E’ più divertente vederli obbedire quando gli dai gli ordini dice André Wilms, quasi un sosia di Michel Piccoli, nei panni del padre biologico di Erwan), nodi scorsoi e nottate romantiche in riva al mare (con lo scoppio di un preservativo a simulare il disinnesco di una mina...), travestimenti fatali (occhio a un vestito da Zorro), prezzemolo tra i denti e danze di ippocampi (E’ il maschio che cova le uova ma non basta per essere un padre), il film della Tardieu mette in scena bilanci esistenziali e svolte affettive in una storia ispirata alla regista da un racconto di un amico.
Un film nel quale le madri sono assenti (una è morta, l’altra è partita) e che ha il merito di non giudicare mai dall’alto situazioni e personaggi. Quasi una doppia commedia romantica (la prima mette in scena una storia d’amore impossibile tra un uomo e una donna, la seconda tra un padre e un figlio che imparano a conoscersi) nella quale la natura- tra immensi crateri rocciosi e dune di sabbia in mezzo ai pini- offre lo sfondo ai paesaggi di anime inquiete e chiamate alla presa di coscienza.
Ma Toglimi un dubbio è anche un film sociale che incrociando passato e presente ridefinisce i contorni della solitudine moderna e i confini dello spaesamento morale.
Pudico e profondo, nostalgico e appassionato, il film emoziona senza ricattare mai lo spettatore nel nome di un’autenticità davvero rara. Una dolorosa recerche paterna che scatena dubbi e interrogativi (Esiste un padre ideale? E’ quello che ci ha cresciuti o quello che ci ha generati?) e che alla fine rimetterà in gioco rapporti predefiniti ed eredità genetiche. Perché forse amicizia fa rima con amore e su una panchina, di fronte all’orizzonte marino, si può ancora vedere il futuro. Da non perdere.
Nelle sale dal 21 giugno distribuito da Academy Two