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giovedì 23 novembre 2017
di José de Arcangelo
Gli sdraiati
Dal bestseller di Michele Serra divenuto un monologo teatrale,ecco il dramedy di Francesca Archibugi
Dopo il successo dell’apprezzato “Il nome del figlio”, torna Francesca Archibugi – sempre coadiuvata dallo sceneggiatore Francesco Piccolo - con un ‘dramedy’ liberamente tratto dal romanzo bestseller omonimo di Michele Serra Gli sdraiati, che aveva a suo tempo ispirato lo spettacolo teatrale dello stesso protagonista Claudio Bisio. Non si tratta più di un lungo monologo, ma di un racconto cinematografico che non solo porta alla luce il figlio, ma anche un coro di personaggi che prima erano poco più di un nome, oppure sono stati inventati di sana pianta.

Dopo la separazione, l’anchorman Giorgio Selva (Bisio) ha ottenuto l’affido condiviso e si occupa per metà tempo del figlio, ormai diciassettenne, Tito (Gaddo Bacchini). Giorgio avrebbe una vita appagante, ma insieme all’adolescenza del figlio è scoppiata una sorta di guerra quotidiana, nella quale sono scomparse intimità e complicità.
Tito non rispetta le ‘regole’ e ha una banda di amici, tutti maschi, un po’ classisti, che non pensano ad altro che a starsene ‘sdraiati’ sul divano, e rovesciano distruggono mentono fuggono.

Stanno sempre appiccicati, da scuola a casa (di Giorgio) e da casa a scuola, finché non compare Alice (Ilaria Brusadelli, da tener d’occhio), la nuova compagna di classe, occhi azzurri e torvi, introversa, non sorride mai e, forse, abita in un quartiere popolare. E Tito se ne innamora mentre il padre, durante un colloquio al liceo, scopre che Alice è figlia di Rosalba (Antonia Truppo), una donna che era stata a casa loro, diciassette anni prima, come tuttofare.
Poi ad un certo punto Rosalba sparì di colpo e nessuno ne seppe più nulla.

Ora Giorgio passa le sue giornate abitato da fantasmi, dubbi e sensi di colpa, però il destino ha scarti imprevedibili, quasi stia a insegnare a padre e figlio come scambiarsi la fatica di crescere e di invecchiare.
Quindi, niente di nuovo, ma tutto visto da un punto di vista ‘borghese’ (come si diceva oltre trent’anni fa), forse perché la differenza di classe si è ripresentata in questi ultimi anni di crisi e non ci ne siamo quasi accorti.
Infatti, questo rapporto padre-figlio è in un contesto dove l’eccezione non fa la regola e crediamo che saranno pochi i ragazzi a identificarsi con questo figlio, così come gli adulti a immedesimarsi nel padre.

Certo la regista, stavolta sottotono, dice: “I ragazzi sono tutti così? Non lo so, non credo. Noi raccontiamo dei pezzi unici, Giorgio il padre e Tito il figlio. Un rapporto che si è complicato, avvelenato sulle piccole cose, sui singoli toni, su scelte minime. Soprattutto da un senso di colpa immotivato del padre, che si espande fino a dargli una percezione un po’ allucinata della realtà. La vita di Tito è riscattata dalla vitalità,  l’amore e l’amicizia, come un razzo sparato nel firmamento della vita adulta, mentre dà il peggio di se stesso con suo padre”.
Autori e produttori si augurano che Gli sdraiati (il titolo di Serra è rimasto, solo per ragioni di mercato) venga visto da genitori e ragazzi. Però dato che non riguarda tutti, probabilmente non accontenti (interessi) nessuna delle due parti.

Dal punto di vista formale e narrativo, il film è sempre all’altezza di Archibugi, per la prima volta ‘sedotta’ da Milano, coprotagonista non indifferente.
Nel cast anche Cochi Ponzoni (Pinin Innocenti, il nonno), Gigio Alberti (Gianni), Barbaro Ronchi (Annalisa), Carla Chiarelli (Elena), Federica Fracassi (Carla) e con Sandra Ceccarelli (Livia Innocenti, la madre), Giancarlo Dettori (Prof. Ferrara), Matteo Oscar Giuggioli (Lombo) e con la partecipazione di Donatella Finocchiaro (Presidente Barenghi), Nicola Pitis (Pippo), Nicolò Folin (Yacco), Gabriele di Grali (Boh) e Massimo de Laurentis (Polonia). Fotografia di Kika Ungaro, montaggio di Esmeralda Calabria e musiche originali di Battista Lena.

Nelle sale italiane dal 23 novembre distribuito da Lucky Red in 300 copie

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