Un tema ancora d’attualità perché ha avuto delle gravi conseguenze soprattutto sui cittadini, quelli della cosiddetta classe media che, da un giorno all’altro, e in buona parte, sono precipitati nella povertà. L’esodo scritto e diretto da Ciro Formisano, racconta la condizione degli ‘esodati’, licenziati improvvisamente con la prospettiva di andare in pensione che, invece, poco dopo è stata negata ai più, perché aumentata l’età pensionabile, e non solo. Un grave inganno di cui sono state vittime i lavoratori – senza occupazione né ingressi né sussidi - di diversi settori della nostra società, dagli operai ai lavoratori della cultura, e persino dei media, inclusi noi giornalisti.
2012. Anno del governo tecnico Monti. Francesca (un’inedita e intensa Daniela Poggi), sessantenne, si ritrova improvvisamente nella condizione di esodata, e quindi senza alcun reddito. Anche con una nipote a carico Mary (Carlotta Bazzu), adolescente che vive insieme a lei, la situazione precipita, proprio a causa del disprezzo che la ragazza prova per la miseria in cui sono piombate. Non trovando alcuna soluzione, dopo aver bussato a numerose porte Francesca finisce a mendicare in Piazza della Repubblica a Roma.
Le persone che attraversano quotidianamente la piazza rimangono colpite dalla sua immagine, così distinta e così lontana dallo stereotipo della mendicante (ve lo ricordate “Umberto D” di Vittorio De Sica?). Francesca incarna la nuova povertà italiana. Tenendo la nipote all’oscuro di tutto, la donna riesce a superare l’imbarazzo dei primi giorni e a conoscere diverse persone incuriosite dalla sua condizione e frequentatori della piazza. Tra questi, il tedesco Peter (David White), uno dei primi che riesce a strapparle un sorriso e con cui intraprende una tenera amicizia; un’irriverente zingara (Rosaria De Cicco) che cerca di cacciarla per difendere “la sua zona”; Cesare (Simone Destrero), un gentile coatto, misterioso ma affidabile, che tenta di infervorare l’animo della donna, spingendola alla protesta. Ma le cose si complicano, quando una intraprendente giornalista le chiede di raccontarle la sua storia e lei rifiuta.
“E’ un film che tenta di ricostruire e fermare nel tempo un anno fatidico della storia socio-politica Italiana – afferma il regista -, prendendo spunto da un fatto realmente accaduto, dalla storia di un’esodata che ho intervistato durante le riprese del documentario ‘Figli dell’Esodo’ e che ha chiesto di restare nel più completo anonimato”. “Un film – prosegue l’autore - che vuole muoversi liberamente tra i punti di vista dei diversi personaggi, con una fotografia instabile, colori freddi, assenze totali di dissolvenze e morbidezze, costanti sfocature delle immagini che danno un taglio duro, quasi rubato, di uno Street-movie senza carezze per lo spettatore”.
Un dramma realistico e coinvolgente – sceneggiato dal regista con Angelo Pastore -, perché racconta una crisi economica (e politica) attraverso il dramma di una donna che non vuol perdere la sua dignità, conquistata durante un’intera vita di lavoro, sacrifici e onestà, tra pubblico e privato, e che, attraverso il coro di persone che la circondano, offre uno sguardo obiettivo delle loro reazioni ad una situazione, in certi casi, per loro persino incredibile. Nel cast Kiara Tomaselli (Alice), Cinzia Mirabella (signora Burraco), Veronica Rega (Mirella) e la voce di Emanuela Tittocchia (Ministro, sappiamo quale e che ovviamente non si vede in faccia).
Nelle sale italiane dal 9 novembre distribuito da Stemo Production |